martedì 30 marzo 2010

Fà salpare il tuo sogno, ficcaci dentro la tua scarpa!


Il titolo a questo post è del poeta romeno Paul Celan, ho deciso di utilizzarlo perchè sintetizza al massimo quello di cui voglio parlare in questo breve post. Stamattina la sveglia ha suonato presto per me. Prima di partire bisogna sbrigare tutte le faccende, diceva sempre mia nonna. Ed infatti ecco che esco in bicicletta, documenti alla mano, per andare alla sede Inps di via Gramsci 6/8, a presentare la domanda di disoccupazione con requisiti ridotti relativa al 2009. Arrivo puntuale, la signora gentile mi ricorda di prendere il numero e poi di salire al quarto piano. Chiamo l'ascensore, arriva. Il colore non si addice ad un ascensore e poi è troppo stretto per arrivare senza affanno al quarto piano, opto per le scale. Ci sono abituata. La mia avversione a tutti i tipi di ascensori si chiama buone gambe. Quando arrivo noto con piacere che siamo solo al numero 60 ed io ho il numero 123. Ho fatto bene a portarmi dietro l'ultimo Internazionale, il tempo passerà lento. Trovo posto accanto ad un ragazzo che compila diversi moduli ed una signora che ha l'aria molto polverosa. Starnutisco tre volte e mentre cerco di soffiarmi il naso senza far troppo rumore, ritorno all'articolo di Alexander Stille che dà il titolo all'uscita di questa settimana: Basso Impero, un articolo che ricostruisce, con insuperabile maestria, le ultime tappe del signor Birbante alla corte dei Miracoli tutti italiani. Esco dall'Inps che sono provata, penso "ho bisogno di un bel caffè" e poi vado in libreria a cercare la guida per Parigi. Quando arrivo al reparto viaggi mi sento smarrita. Ci sono tantissime guide e neanche una che fa al caso mio. Non mi interessano i ristoranti di Parigi, tantomeno le vie dello Shopping. Non mi interessano i dieci itinerari da fare in un week-end, tantomeno la Parigi by night. Allora una domanda sorge spontanea. Cosa mi interessa? Cosa voglio vedere in questa breve pausa di inizio primavera? Mentre sfoglio alcune guide mi cade l'occhio in un libricino piccolo piccolo che sembra poggiato per errore fra i libri in esposizione. Letteratura in formato pocket, lo posso tenere nel palmo della mano: In viaggio con Kapushinki Dialogo sull'arte di partire di Andrea Semplici. In un baleno la mia attenzione passa dalla grande capitale francese a questo libretto, lo dico sempre che in libreria si entra per un libro e si esce con qualcos'altro. Miracoli dell'editoria italiana o miracoli dei commessi che sanno sempre dove piazzare i libri? Comincio a leggere le prime righe:

Il primo gesto di ogni vero viaggio ha qualcosa di lento. Non credete a chi si mostra deciso, privo di dubbi e incertezze, nasconde sensazioni incomprensibili e contraddittorie. Lui stesso non vuole crederci: ha sognato e desiderato per mesi questo momento e ora come è possibile che non voglia più partire?


E' vero, penso a denti stretti, guarda il caso che scherzetti che ci fa, proprio adesso mi interrogavo sul senso di questo breve viaggio a Parigi e qualcuno riesce in poche parole a spiegarmi quello che sto pensando. Non è la prima volta, questo sconforto da pre-viaggio a chi non ha mai preso? Ad un tratto penso che forse era meglio passare la pasqua con la mia famiglia e che non è servito a nulla anticiparla al fine settimana trascorso. La mia decisione, in un biglietto del treno a/r per Parigi vale due posti vuoti in due tipiche famiglie italiane, che sotto i profumi del pranzo pasquali si riuniranno a calici di vino: una nell'Emilia Romagna dei tortellini in brodo e l'altra nella parte di Abruzzo che ancora non sa se servire il timballo con l'agnello o se optare per una semplice chitarra al sugo. Questioni di tradizioni antiche che vengono tramandate a suoni di forchette e coltelli. Riprendo la lettura

Nella sua testa stanno passando, come cavalli al galoppo mille sagge ragioni che suggeriscono di non andare.La partenza è un momento di fine e di inizio, E' necessario trovare coraggio nel cancellare ogni dubbio (...)

Fà salpare il tuo sogno, dice Celan e per fare questo bisogna trovare il coraggio di cancellare ogni dubbio e paura e far spazio al nostro sogno-bisogno. Ritornare indietro al punto di partenza, perchè si è scelto un luogo anzichè un altro. Partire per il piacere della partenza, per il rituale dei saluti per sentire che ogni momento è quello giusto per dire Vado, vedo e torno. Non esiste a mio giudizio una regola precisa per classificare gli spostamenti, i viaggi. Ci sono viaggi che si fanno per il piacere di evadere, altri per scoprire qualcosa del posto o di noi stessi, altri per ritrovarsi e altri per sperdersi. A volte un luogo vale l'altro, a volte quello scelto è il prestabilito. Siamo tutti così diversi nel progettare un viaggio ma così simili nelle emozioni che ci colgono prima della partenza. Che sia in aereo, in treno, in bus, in bicicletta o a piedi, è l'idea di selezionare i pochi oggetti utili e partire con un piccolo bagaglio a mano che ci emoziona come se fosse la cosa più giusta in questo momento. Lasciarsi alle spalle, con tre giri di chiavi, la casa, il lavoro e tutto il resto ci eccita a tal punto da farci dimenticare che infondo la gita sarà breve. Le paure si abbandonano per strada, ed ecco che davanti a noi si apre il sentiero giusto, quello che avevamo desiderato dall'inizio e che per un momento avevamo smarrito. La gente trova tante parole diverse per questo epifanico momento, a me stupisce sempre la mamma che, intimorita dai pericoli, dice al figlio di non partire. Vale la pena correre questi rischi? Vale la pena trasmettere il germe della paura quando è il rischio di rimanere fermi a rendere le cose più difficili? Io non ho di queste certezze ma conosco la curiosità che mi muove e non posso fermarmi.
Buon viaggio a tutti quelli che si accingono a partire, a te Ismaele per non aver smarrito la via.
La festa è vicina.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti su questo blog sono liberi ed aperti a tutti (esclusi troll o "piromani" da web). Da chi commenta in forma anonima è gradita una qualsiasi forma di riconoscimento (firma, sigla, nick), renderà più facile parlarci.