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lunedì 13 febbraio 2012

I'm the Blizzard king, I can do everything

Per ora siamo sopravvissuti. Nonostante il 21/12/12 sia sempre più vicino, anche questa volta ce l'abbiamo fatta.  The "Greatest ever seen blizzard" (in stile quasi kinghiano) è passato, ha fatto quello che doveva fare ed è tornato via. Il sole non è stato sconfitto e un po'lo dobbiamo anche ai nostri amministratori, dai, sempre attenti e pronti a prendersi le proprie responsabilità.

Capita però che il tempo necessario a prendersi cura dei propri elettori non sia sempre sufficiente e sia perciò necessario diramare comunicati dell'ultimo momento (N.B. l'esempio è stato corretto rispetto alle prime bozze) che non sempre chiariscono quali provvedimenti vadano presi. In molte scuole venerdì non si è capito se fosse o meno obbligatorio venire a ritirare la prole e nello stesso istituto comprensivo capitava che si dessero agli stessi genitori indicazioni opposte (obbligo sì alle elementari, obbligo no alle medie). In altre scuole gli insegnanti hanno picchettato rimandando al mittente i pupi, mentre in altre ci si interrogava della portata degli ingorghi che si sarebbero creati se tutti i genitori fossero riconfluiti verso le scuole nello stesso momento.
Reasta il fatto che la decisione di come muoversi è stata lasciata ai presidi e questo per evitare lamentele come nel week-end precedente (in cui, per rimediare ad un giorno di disagi, si era risposto con quattro giornate di chiusura coatta dei vari istituti). Ormai il peggio pere essere passato, il sole torna a far capolino ed ai posteri resterà la serie di approfondimenti antropologico/iconografici accumulatisi in questi giorni.

Masse a parte, a noi cosa è rimasto di tutto ciò?
Personalmente, il rallentamento effettivo dei tempi (e dello stress) delle mie routine (nonostante gli spostamenti siano rimasti gli stessi) con in allegato la constatazione che bastano 10 minuti per trasfigurare il traffico e le persone di una città (provate a prendere l'autobus verso le 7 e il giorno dopo verso le 7:15); il rilassamento conseguente al vuoto mentale per le varie attività di cura intorno a casa; la riscoperta di chi esiste intorno a dove abito e delle tante cose che si possono fare insieme; fare la prima esibisione del coro in Piazzetta della pioggia, sotto la neve, ottenendo, di riflesso, il primo mancamento di una ignara fan; momenti di pace e lirismo passeggiando tra il bianco.; trovare esempi di come ci si può reinventare in ogni situazione
e a voi cos' ha portato il blizzard?

mercoledì 25 gennaio 2012

S.O.S aree naturali protette


APPELLO PER FERMARE UNA RIFORMA INUTILE E DANNOSA
DELLA LEGGE QUADRO SULLE AREE NATURALI PROTETTE

E’ stato avviato dalla Commissione Ambiente del Senato il percorso che dovrebbe portare
entro il termine dell’attuale legislatura alla riforma della Legge quadro sulle aree naturali
protette, la Legge n.394 del 1991. Una proposta di riforma che non ha come presupposto
una seria analisi dei punti di forma e di debolezza della normativa vigente ma sembra
rispondere solo ad alcuni specifici interessi distanti dalla prioritaria finalità delle aree
naturali protette: la conservazione del nostro patrimonio naturale. Se può essere condivisibile l’esigenza di una “messa a punto” della normativa nazionale per le aree protette marine, che hanno oggi regole diverse dalle altre aree protette con oggettivi problemi per la loro efficace gestione, non è così per i Parchi Nazionali che hanno operato fino ad oggi con buoni risultati nonostante le note difficoltà dettate dai drastici tagli ai finanziamenti per investimenti e progetti.
Le proposte di modifica della normativa in vigore presentate da vari Senatori di entrambi
gli schieramenti politici, riuniti oggi nella maggioranza che sostiene il Governo, interessano
essenzialmente tre aspetti della gestione delle nostre aree protette che per i loro contenuti
rischiano di stravolgere alcuni dei principi fondamentali che hanno motivato la creazione
dei Parchi e delle Riserve naturali non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Il primo è l’equilibrio degli interessi che entrano in gioco nella gestione di un Parco: da una
parte l’interesse primario della conservazione della biodiversità come ci ricorda l’articolo 8
della Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica sottoscritta a Rio de Janeiro 20
anni fa, dall’altra i legittimi interessi delle comunità locali residenti nei territori sottoposti ad
una straordinaria forma di governo.
La norma approvata nel 1991 aveva raggiunto un equilibrio soddisfacente della
rappresentanza dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, del mondo scientifico, delle
Associazioni ambientaliste e dei rappresentanti degli Enti Locali, nel rispetto dell’articolo
117 della nostra Costituzione che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materia
di tutela degli ecosistemi proprio per ribadire l’interesse nazionale della conservazione
della natura.
Le proposte di modifica intendono spostare questo delicato equilibrio a vantaggio di coloro
che rappresentano interessi locali e di settore con una maggioranza dei rappresentanti
degli Enti Locali e l’introduzione di un rappresentante delle Associazioni agricole nel
Consiglio direttivo degli Enti Parco, attribuendo tra l’altro di fatto a questo organo la
nomina del Presidente. Allo stesso tempo verrebbero eliminati i rappresentanti del mondo
scientifico e ridotta la presenza delle Associazioni ambientaliste. Il risultato sarebbe il
prevalere degli interessi particolari, soprattutto in questo momento di crisi economica,
rispetto all’interesse generale e collettivo della conservazione della natura, principale
motivo della creazione delle aree naturali protette. Queste modifiche, insieme alle nuove
procedure previste per la nomina dei direttori dei parchi, non farebbero che aumentare la
politicizzazione degli Enti Parco.
Una maggiore efficienza nella gestione degli Enti Parco, in particolare per la
valorizzazione delle identità locali dei territori e lo sviluppo della “green economy”, sarebbe
la motivazione principale dei sostenitori della riforma. Ma lo sviluppo economico dei
territori attraverso la “green economy” è un obiettivo che può essere perseguito da diversi
Enti pubblici nell’ambito delle loro ordinarie funzioni. Le aree naturali protette nascono per
la conservazione della natura, finalità non esclusiva ma sicuramente prevalente rispetto ad
altri obiettivi nell’operato dei loro Enti di gestione appositamente costituiti. Se gli Enti Parco
si trasformano in grandi Pro loco o agenzie di sviluppo locale finiscono per diventare inutili
doppioni di Enti che oggi in molti vorrebbero tra l’altro cancellare come le Province o le
Comunità Montane.
Il secondo aspetto riguarda il divieto di caccia nei Parchi che le proposte di modifica della
Legge quadro vorrebbero attenuare con l’artificiosa distinzione del controllo faunistico
prendendo a pretesto il caso particolare del cinghiale (tra l’altro in una situazione estrema
come l’Isola d’Elba del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).
I testi di legge in discussione e gli emendamenti presentati non lasciano dubbi sulla reale
finalità delle proposte di modifica in favore del mondo venatorio. I problemi delle specie
aliene e del cinghiale possono trovare infatti soluzioni efficaci anche con l’attuale
normativa ed organizzazione dei Parchi, come sta tra l’altro avvenendo in molti Parchi
Nazionali, Arcipelago Toscano compreso.
Terzo aspetto della contestata proposta di riforma della Legge quadro è il meccanismo di
finanziamento degli Enti Parco con l’introduzione della riscossione di una royalty o di
canoni su alcune attività ad elevato impatto ambientale come la coltivazione di idrocarburi,
gli impianti idroelettrici di potenza maggiore di 220 kw, gli impianti a biomasse, gli oleodotti
ed elettrodotti fuori terra, le attività estrattive in area contigua, le adduzioni idropotabili e la
concessione di posti barca. Un’interpretazione tutta italiana del tema dei “pagamenti dei
servizi degli ecosistemi” di cui si discute da tempo a livello internazionale, tra l’altro mai
citati nei testi in discussione, che nelle forme proposte delle royalty o canoni
determinerebbero un pesante condizionamento delle decisioni di un Ente Parco che in
prospettiva sarebbe a larga maggioranza controllato dai rappresentanti dei Comuni.
Essenzialmente per questi motivi il WWF, la LIPU, il FAI, Italia Nostra e Mountain
Wilderness, ma anche tanti studiosi della materia e le associazioni di coloro che lavorano
ed operano nei parchi, considerano pericolose le proposte di modifica della legge quadro
sulle aree naturali protette presentate.
Nei prossimi mesi per fermare questa riforma inutile e dannosa della Legge quadro sulle
aree naturali protette le nostre Associazioni lavoreranno insieme, cercando il supporto del
mondo scientifico, degli intellettuali, dei rappresentanti della cultura e dell’ampia
maggioranza dell’ opinione pubblica che ha a cuore la sorte dei nostri Parchi Nazionali e
della natura che devono proteggere.

Giulia Maria Mozzoni Crespi (Presidente onorario FAI)
Fulco Pratesi (Presidente onorario WWF Italia)
Danilo Mainardi (Presidente onorario LIPU – Birdlife Italia)
Fausto De Stefani (Presidente onorario Mountain Wilderness)
Stefano Leoni (Presidente nazionale WWF Italia)
Fulvio Mamone Capria, (Presidente nazionale LIPU – Birdlife Italia)
Ilaria Borletti Buitoni, (Presidente nazionale FAI)
Alessandra Mottola Molfino (Presidente nazionale Italia Nostra)
Carlo Alberto Pinelli (Presidente nazionale Mountain Wilderness)

mercoledì 9 novembre 2011

Cicloguida contromano di #Bologna (Incipit)

Torno a casa dopo l'ennesima pedalata tra strade sconnesse, fanali che squarciano il velo della sera, pedoni, altri ciclisti, ostacoli vari ed eventuali.
Mi è sempre piaciuto girare la città senza la spinta chimica di un carburante, si riesce spesso a scovare qualcosa di nuovo, ad imbattersi in situazioni o pensieri che difficilmente si toccherebbero dall'interno dell'abitacolo. Lo scorso anno, grazie anche ad un minor accavallamento di tempi e spostamenti, avevo usufruito maggiormente dei piedi (inoltre la dueruote stentava ad andar dritta oltre i due metri). Quest'anno la scelta è stata obbligata, così come il restyling della cavalcatura; quasi ogni giorno attraverso periferie e centro, con tutte le tonalità di luci ed ombre disponibili. E proprio dall'accorciarsi delle giornate, dal tempo a disposizione per riflettere che permette uno spostamento medio lento, ho cominciato ad osservare le dinamiche che riguardano i vari consumatori di viabilità e mi è tornato in mente un vecchio progetto nato dalle molte pedalate arrancanti dietro quel proiettile di domusorea: quello della guida contromano per ciclisti di Bologna.

Inizialmente l'idea era più un'occasione per ridere della capacità di domusorea di giungere a qualsiasi destinazione percorrendo abbondanti tratti di tragitto rigorosamente contromano, e con ampi margini di sicurezza. Nelle pedalate di questi mesi mi sono invece reso conto che l'archetipo abbondantemente materno che contraddistingue noi italiani e che ci porta a malsopportare le regole, a pretendere una pressocchè costante attenzione da parte del mondo circostante, con il diritto non cagar niente e nessuno se non per fini di desiderio personale e/o lamentela (non se ne abbiano le mamme e le donne, questo non è un attacco al loro modo d'essere, si parla d'archetipo, di forma universale d'essere e di porsi, in questo caso in una delle sue forme più degenerate) rende i vari spostamenti urbani potenzialmente molto pericolosi, per i diversi attori. Pedoni piantati in mezzo a strade e ciclabili, che spuntano da dietro gli autobus; ciclisti epifanici che zigzagano tra auto e persone, spesse volte mimetizzati tra le ombre rosso mattone dellà città, sprovvisti di luci e accessori vari, contromano perfino sulle proprie corsie; automobilisti con una sigretta in una mano, il cellulare nell'altra ed il volante lasciato al caso (così come il semaforo). Girare per Bologna mi fa tornare in mente un libro su Delhi in cui veniva spiegato come per le sue strade vigesse la legge del più grosso e gli incidenti fossero, inaspettatamente, non poi così comuni (forse anche grazie alla semplicità della logica delle precedenze ).

Fattostà che girare in bici per Bologna, anche a voler essere ciclisti ultraetici, non è mica facile! Negli ultimi anni sono stati fatti chilometri di piste ciclabili che chiamare ridicole sarebbe comunque imbarazzante. Nella maggior parte dei casi è bastato un secchio di vernice su marciapiedi  e stradine, e voilà! ecco la pista, con tanto di tombini sconnessi, lampioni e fermate del bus nel mezzo. In altri casi ci sono strutture anche adeguate, belle a vedersi, ma così belle da attirare il camminatore di turno (me compreso) a piazzarcisi per riflesso pavloviano nel mezzo, o messe comunque in posizioni (come in via della repubblica, di cui parleremo) per cui è stato necessario renderle anche pedonabili. In altri casi... ehm... vorrei tanto conoscere chi ha progettato tratti di piste nel o verso il nulla.
Non c'è niente da fare, il ciclista, a Bologna, è un soggetto debole e per niente tutelato (come espresso da @kappazeta con cui commentavamo l'ennesimo decesso cittadino) che, d'altra parte, fa però di tutto per diventare essere in via d'estinzione con un comportamento stradale medio che farebbe impallidire il più intrepido dei kamikaze.
Pedalando e pedalando sono giunto alla conclusione che per tutelarlo adeguatamente non basterebbero piste ciclabili al livello delle meraviglie di Rotterdam (vedi foto), non siamo ancora pronti per questo (anche se metterci alla prova fornendoci di un sistema adeguato sarebbe un bel punto da cui partire) e, nell'attesa che la coscienza sociale aumenti e la stronzaggine diminuisca, ho deciso d'inaugurare questa rubrica, in cui saranno segnalati i punti di Bologna in cui è più sicuro muoversi contromano, quelli in cui è pericoloso passare a prescindere dal senso di marcia, itinerari alternativi per spostarsi da vari punti d'interesse e piccoli consigli pratici, il tutto per riuscire a garantire spostamenti veloci ed al contempolontani dal sentirsi bersagli (invisibili) mobili.
Naturalemente qualsiasi consiglio o contributo è ben accetto.

lunedì 7 novembre 2011

Un po' di quel che #succedeascuola



E' dal 21 settembre che si ha la voglia di buttar giù due righe riguardo alla scuola, dopo le lotte per lo spezzatino servito freddo ai bolognesi (qui e qui), l'interminabile questione riguardo alle riforme di corsi, indirizzi e vicoli ciechi (di cui a mio parere la Gelmini altro non è che la punta maleodorante dell'iceberg) ed il ritorno in classe, versante sostegno, con i problemi dell'anno precedente cresciuti e moltiplicati (in particolare alle medie).
Dal 21 settembre dicevo, data in cui a questo tweet di @tigella 
 Se però su twitter ci sono insegnanti e studenti (e ce ne sono tanti) che hanno voglia di raccontare cosa , i problemi ecc...
rispondevano @Wu_Ming_foundt con quest'altro tweet ponte
. hanno un sacco di cose da raccontare
non per chissà quale titolo emerito da specialisti del versante scuola, ma per il semplice fatto che, se ci lavori dentro e sei a contatto con bambini, ragazzi, personale docente e non, ti ritrovi ad avere, perlomeno, una serie di aneddoti, di riflessioni o di spunti da condividere con le persone, per cercare di rompere un po' i pregiudizi, i miti e le chiacchere da statisti da bar che gravitano intorno a questo Partenone italiano.

Osservati i vari tweet dell' hastag [che, non so perchè, oggi si riducono a due (e qui @jumpinshark potrebbe essere di grande aiuto)] c'era abbastanza materiale per fare un articolo pomposotrombonescotemporaomores sui commenti che vi si trovavano. A metà tra l'agenda ed il libro umoristico, i problemi maggiori riportati, riguardavano la sfera affetti-profitto-gag irresistibili. Messi a tacere i borbottii da baffi a manubrio ci si sarebbe potuti fermare a riflettere sul perchè l'unica cosa che si aveva voglia di condividere fossero aforismi umoristici e strappa sorrisi, definibili con troppa facilità solo facebookiani. Un motivo ci sarà se l'attenzione/comunicazione su un social come twitter stenta ad andare oltre tali argomenti (oltre alla possibile poca visibilità dell'hastag). In realtà tutto ciò che veniva tweettato riguardava pienamente i problemi, ecc.che avevano incuriosito più di un mese fa @tigella e se il discorso non si è allargato, le tematiche/problematiche varie non si sono miscelate e arricchite vicendevolmente, la colpa non è certo di chi si sforza di trovare l'aneddoto più divertente e bizzarro, ma di chi, con un punto di vista altro, non partecipa al "fiume".

Questo post è perciò da ritenersi una sorta di megatweet dell'ultimo mese riguardo alla scuola, o giù di lì.
Perchè di cose a scuole ne succedono un bel po'. Ed anche riguardo questa parolina.
In terza elementare può succedere che, nel giorno in cui si studiano le parole con l'accento, la maestra inizi la lezione dicendo che la prima parola da impare è proprio
Mentre in una quarta di un quartiere ben più che caldo, per stimolare i bambini, il maestro s'inventa un gioco matematico tipo bisca, in cui lanciare i dadi sfidando l'avversario a moltiplicarli a colpo sicuro.
Succede anche che, l'anniversario della battaglia di porta Lame si portino i ragazzi di terza a conoscere uno dei partigiani che vi si batterono e che una buona fetta di presenti non solo si appelli al proprio diritto all'ignoranza ma pretenda di poter fare quel cazzo che gli pare. Ma poco prima di andare succede anche che uno dei ragazzi più problematici, oltre a non essersi perso una parola, prenda il microfono per domandare emozionato se avesse avuto paura di morire.
Succede poi che, passata l'estate, D. sia riuscita, con immensa fatica, ad imparare a scrivere e ad orientarsi tra numeri e lettere.
Capita anche di leggere di un'educatrice toscana trovata in overdose in bagno a un doposcuola (e si spera che la notizia non si espanda fino in Emilia, che sennò a fotterci definitivamente, noi educatori, ci vuole un attimo).
Succede che in un istituto comprensivo solitamente sul pezzo si abbiano handicap di serie A e di serie B, a seconda di quanto siano rompicazzo i genitori di un determinato bambino-classe-istituto e che il bambino di serie B si rirtrovi quasi totalmente privato delle ore di sostegno assegnategli.
Succede che per il terzo anno di fila, le maestre si rifiutino di fare uscite didattiche o gite (che ci pensino i genitori a portarli in giro) mentre in un altro plesso il bambino con la passione per draghi e dinosauri si ammali proprio il giorno prima della gita al museo di paleontologia (che consiglio caldamente a tutti).
Succede di veder volar sedie, insulti e gesti osceni, seguiti da occhi tristi terrorizzati dall'"effetto galera" dell'assistente sociale.
Succede che il motivo di maggior scazzo riguardi l'orario, che prof con 18 ore da svolgere pretendano di lavorare quattro giorni non più di quattr'ore al giorno... o che educatori rinfaccino ai prof di sostegno di fare meno ore, che non rompano il cazzo...
Succede anche di assistere ad una delle più belle lezioni di musica mai viste in anni di medie, e di ritrovarsi commossi in aula con l'ascolto delle arie scelte per far riconoscere i diversi toni di voce ai ragazzi.
Succede che A. cominci a mangiare di più, a rifugiarsi meno in battaglie di mostri spaziali, mentre un compagno di classe, passato dal Navile a S.Donato, scelga di dormire meno per rimanere coi vecchi compagni (8 anni).
Succede anche che un supplente si presenti in quinta e proponga un problema in cui se un contadino ha un campo di 6 km quadrati metà coltivato a grano e metà a mais in cui il mais cresce 7 quintali per km2 e si venda a 12 euro il chilo e il grano 10 per km2 e si venda a 15 (n.b. i numeri sono csuali, non li ricordo più) quanti anni ha il contadino? facendo impazzire i geni della classe lanciati in tentativi di soluzione improbabili e gratificando immensamente il "problematico" che risponde, unico della classe, scrivendo un secco "e io che cavolo ne so?"
Succede che non sempre la carta igienica ci sia e che alcuni bambini abbiano merendine costose ma non i fogli nel quaderno.
Succede di ritrovarsi il primo giorno di scuola con il personale ATA sul tetto e la scuola piena di ragazzi che sotto la scorza che tentano di mostrare hanno una paura fottuta di quello che li aspetta.

Succedono un sacco di altre cose che ora come ora non mi vengono in mente, ma di bisognerebbe parlare di continuo. 

giovedì 6 ottobre 2011

Welfare a #Bologna - Due appuntamenti

[Pubblichiamo il comunicato inviatoci oggi dal coordinamento operatori sociali di Bologna. Il fatto che in questi giorni non ci siano stati altri aggiornamenti sull'argomento non significa che non ci siano novità che riguardano scuola, servizi e altro. Lo scorso inverno il volontariato era stato citato più volte, ma si era pensato fossero discorsi numerologici da commissaria. La nuova giunta continua su questa strada, seguita da associazioni non troppo velate dei media. Il sociale bolognese e picconato da più parti e il contratto, di un anno o della durata che sia, vale meno di niente se ci si siede sui chiodi convinti d'essere appagati.]


Il Comune di Bologna sperimenta il modello (anti)welfare 
CHI SONO LE CAVIE?

Da mesi proseguono le mobilitazioni delle educatrici e degli educatori delle cooperative sociali. La nuova gestione dei servizi educativi scolastici ha visto profondamente colpiti utenti e lavoratori obbligati a stipendi da fame e a condizioni professionali fuori dal buonsenso e ai limiti della legalità. Il demansionamento degli operatori impegnati nei servizi integrativi, reso possibile grazie al placito vergognoso dei sindacati complici è uno dei colpi più recenti dell’amministrazione di Bologna al welfare cittadino, ma non sembra essere l’ultimo.

Come ha espresso personalmente il sindaco Merola, la giunta, utilizzando l’alibi intollerabile della crisi, si appresta ad affondare il welfare, a esternalizzare quel che resta dei servizi in seno al comune, a mettere nelle mani di organizzazioni di volontariato numerosi servizi educativi e di assistenza alla persona.

Ne viene un quadro allarmante perché la conseguenza diretta di questa azione è da un lato l’abbattimento della qualità dei servizi, dall’altro la cancellazione di migliaia di posti di lavoro. Parliamo di posti di lavoro qualificato da titoli o da lunghe esperienze, e retribuito già oggi con la miseria di cinque o sei euro netti per ogni ora di lavoro.

La giunta comunale di vampiri cinici e spietati vuole di più, o più correttamente, vuole di meno. Tanto per capirci, ci sono servizi che verranno riproposti in termini di volontariato, e che verranno retribuiti con due euro l’ora.

Due euro l’ora, due euro l’ora, due euro l’ora... Di cosa stiamo parlando?

Nel quartiere Navile alcuni servizi saranno appaltati ad associazioni di volontariato e retribuiti con tali cifre. Seguono la chiusura dei dormitori, i tagli all’assistenza domiciliare, oltre a quanto si è visto rispetto alla copertura dell’handicap scolastico. Siamo di fronte a una chiara scelta politica che si allarga ai comuni limitrofi, una pratica vergognosa che lede duramente la dignità e i diritti degli individui, che ci porrà presto di fronte a problemi di ordine pubblico.

Ai signori che si pregiano di autorevoli cariche istituzionali, e che si riempiono ingiustamente le tasche con lauti stipendi, si potrebbe suggerire nel rispetto della politica che stanno mettendo in campo, di farsi da parte e lasciare l’adempimento dei propri incarichi a volontari che per due euro l’ora farebbero meglio di quanto stanno facendo loro!

Di fronte a quanto sta accadendo ci prepariamo agli appuntamenti di
venerdì 7 ottobre per la nottata dell’indignazione,
 concentramento in  Piazza Liber ParadisuS ore19.30.

Inoltre invitiamo tutti a partecipare
con le operatrici e gli operatori dei servizi sociali

 lunedì 10 ottobre 2011 alle
ore 19.30     ASSEMBLEA 
presso l’Hub, in via Luigi Serra 2h Bologna.
- DIETRO LA STAZIONE - DOPO IL PONTE DI VIA MATTEOTTI


 COORDINAMENTO OPERATORI SOCIALI BOLOGNA

venerdì 16 settembre 2011

Sugli educatori, le cooperative sociali e la giunta di #Bologna - Un aggiornamento


[postiamo l'intervento messo su Facebook da Andrea; riguarda i cambiamenti subiti quest'anno dal settore educativo-scolastico, che ha visto molti educatori (comunque pochi rispetto al totale di coinvolti) pressare le istituzioni comunali nelle ultime settimane. Nella lettera sono riassunti in modo soddisfacente svariati punti che nelle ultime settimane sono stati molto dibattutti ed hanno portato ad alcuni, sudatissimi, confronti con esponenti della giunta.]

Scrivo da educatore professionale ma anche da elettore, in questo caso della lista di Amelia Frascaroli.
Rimango basito e deluso di fronte alle scelte politiche di questa giunta nell'ambito dei servizi educativi sull'handicap e su quelli integrativi. Per diverse ragioni.

La prima. La scelta di scorporare i due servizi e di affidarli a due realtà diverse ha creato una frammentazione incredibile dei contratti e dei monte orari e l'obbligo di dover gestire più contratti per arrivare, se ce la si fa, ad un monte orario decente. Così facendo si è voluto risparmiare ma, in qualche modo, pagano come sempre i lavoratori. Da una giunta di centrosinistra ci si aspettava una presa di posizione molto più attenta e sinceramente di tutt'altro stile. Si dice tanto della Gelmini, dov'è allora la differenza??? Dov'è una linea politica sulle questioni scolastiche ed educative? E' risparmiare sui diritti? Le persone che svolgevano servizio come educatori negli integrativi verrannno chiamati dalla coop o dall'organizzazione che li avrà in mano? Il Comune si è premurato della continuità anche di questi servizi?
Il Comune s'impegni ad evitare la frammentazione dei contratti e a creare forme di stabilizzazione della precarietà che ha generato.

[su questo punto non c'è molto da aggiungere. Su molte scuole i servizi integrativi e mensa sono rimasti alla vecchia cooperativa (Dolce) che offre un sontuoso contratto a livello B1 (4/5 € circa all'ora), altre scuole hanno potuto contattare altre coop o associazioni che offrono qualche euro in più per qualche diritto in meno (malattia, contributi, ferie). In alcuni casi le scuole hanno fatto i nomi di educatori già presenti sul servizio gli anni precedenti ma non tutti sono stati chiamati ed in molti faticano ad accettare un tale declassamento con la pretesa di un servizio che rimanga di qualità.
Il Comune non s'è impegnato a garantire forme di stabilizzazione vere e prorie, dice che per quest'anno non può più cambiare nulla e lo spezzatino rimane sullo stomaco, non solo degli educatori]
 
La seconda. Il Comune ha scelto di voltare pagina, affidando i servizi d'integrazione dell'Handicap alla coop "Quadrifoglio". Legittimo. Peccato che, scorporando gli integrativi, ci si ritrova ad essere assunti all'ultimo momento da una cooperativa che a fronte di monte orari esigui, dovuti anche ai tagli ingenti che ricadono su  questo settore, avrà enormi problemi di gestione e ciò porterà nuovamente precarietà nel vissuto lavorativo degli educatori.
Il Comune si assuma la responsabilità delle sue legittime scelte politiche e affronti la situazione.

[come per il punto precedente, il Comune s'è impegnato poco e nulla. La nuova cooperativa si è trovata costretta ad organizzare un servizio pachidermico in una settimana scarsa. La cooperativa Dolce non ha fatto il passaggio dei dati fino al pronunciamento del Tar crando così un enorme disagio non solo alla cooperativa subentrante ma anche a tutti i lavoratori che hanno dovuto fare ore e ore di fila per sapere il proprio monte ore e firmare il nuovo contratto (ieri si è andati ad oltranza e alcune persone hanno firmato alle 3 di notte!).]

La terza. Ciò che mi sconvolge è il silenzio assordante delle istituzioni. Della vicenda Geco e dei 154 educatori senza stipendio da 4 mesi non c'è stato alcun interessamento e mi spiace dirlo. Interessarsi vuol dire chiedere, prendere la situazione in mano, agire  con quella moral suasion che solo l'uomo politico può fare per chiedere un'attenzione generalizzata e forte ai vari attori della società economica e civica di un paese per evitare che cose del genere non si ripetano più. Soprattutto se riguardano persone che lavorano in servizi dati in appalto dal Comune alle cooperative.
E non mi si dica che non è una cosa a livello temporale non riguarda le competenze di questa Giunta o che per tali questioni può occuparsene un assessore e non un altro.
Cosa sta facendo l'assessore alla Scuola? Dov'è l'assessore al Welfare? Cosa si sta facendo per tutte queste ingarbugliate situazioni che avete fatto e deciso.

[Il caso della cooperativa Geco è tra i più scandalosi, drammatici e mediaticamente ignorati, in primis dai colleghi delle altre coop che, sentendosi col culo parato, se ne sono strafregati di fare gruppo, confrontarsi e pretendere di avere dei riconoscimenti minimi come categoria. Lo stesso vale per queste ultime settimane, in cui si sono riunite le solite 30-50 persone (e ieri sera a firmare eravamo circa 300).
Per quanto riguarda gli assessori è presto detto: oltre a lavarsi le mani della faccenda con la scusa che non riguarda il porprio assessorato (Welfar verso Lavoro verso Scuola. Fare i nomi mi sembra ridondante, se non li conoscete guardate qui) o il dare appuntamenti in date in cui, caso strano, non ci si presenta perchè in ferie (sempre Welfare) il comune e i vari assessorati han fatto ben poco. Anzi, alcuni son prorpio caduti dal pero, ascoltando situazioni di cui non avevano la minima idea.]
  
Per questo al momento non posso che concludere traendo alcune riflessioni:

-La Giunta Merola, seppur di centrosinistra non ha dato alcun valore aggiunto o attenzione ai servizi scolastici e al ruolo degli educatori. Questo lo dico chiaro e tondo e con  forte rabbia e delusione. Molti del mondo educativo hanno votato Amelia Frascaroli e in lei hanno riposto speranza di una politica sociale diversa. Ma le speranze stanno svanendo.
Non mi si dica che l'educativo e la scuola non le compete. Per la sua storia, la sua formazione e per la sua linea politica anche il suo gruppo dovrebbe prendere una posizione chiara in merito a questo scempio. Dov'è Sel? Dov'è la Lista Frascaroli? Dov'è il Pd e quella cultura del pubblico e della scuola su cui si basa la sua lotta politica?

- La Giunta Merola è in difficoltà per la manovra economica. Certo, lo comprendiamo. Ma prima di toccare i servizi in cui si opera per la promozione del benessere e della salute delle persone con Handicap, prima di mettere a soqquadro i servizi integrativi per risparmiare...Mettete mano ai privilegi!

La rabbia degli educatori sta dilagando. Gli educatori sono il cuore del cambiamento, sono l'anima di una cultura solidale e progressista. Sono un patrimonio sociale, per la coesione sociale. Ma solo noi ormai lo crediamo. La politica ci ha abbandonato.

[su questo ultimo punto, purtroppo, non riesco ad essere poi così d'accordo. Gli educatori non sono il cuore di nessun cambiamento e non lo saranno finchè la maggior parte resterà orientata al metroquadro entro cui si spegne il proprio sguardo. Gli educatori non saranno l'anima di un bel niente fino a quando non riusciranno a coinvolgere altre parti sociali (genitori, insegnanti, altre categorie). E' vero che svolgiamo un servizio importantissimo e, a lungo termine, meno costoso per le tasche sociali, ma non possiamo nemmeno pretendere di essere l'unica categoria a dover essere più sovvenzionata. Ogni euro in più a noi (sempre importante ed il benvenuto, sia chiaro) diventerà un euro tolto ad altri che come noi si spaccano il culo. La coesione sociale, quella vera, sta nel cercare di tenere a mente più realtà possibili, anche solo agendo in quella che compete. Altrimenti rimane il solito tutti contro tutti, e chi è più pirla ci rimette]

[concludiamo postando una delle risposte date dalla Frascaroli al post di Andrea.]

Caro Andrea, ho sentito l'assessore Pilati questa sera ti assicuro che sta lavorando anche lei molto sui temi che qui poni. Ci siamo accordate per rispondere assieme e lo faremo quanto prima. Penso comunque sia molto utile incontrarsi per dare delle risposte alle tue domande e cercare di fare delle proposte amministrative e politiche condivise. Se credii ti puoi accordare con la mia segreteria che gestisce l'agenda magari trovando occasione anche con l'assessore Pilati. Ci sentiamo

[a questo punto, Andrea, sembra chiaro. Siamo tutti nelle tue mani.]

venerdì 9 settembre 2011

Rovine del welfare state e guerra tra poveri


Domenica sera, tornando a Bologna, prodotti incolonnati tra uno scaffale autostradale e l'altro, verso nubi cariche di umido. La testa sempre più pronta a riempirsi di tutte le cose lasciate in stand-by a casa, appesantite da nuove sempre meno digeribili. Csi nelle orecchie.
Tra le meningi, l'ulteriore tentativo di manovra dei nostri pupazzi in grigio (con tanto di telefonata per tradurre dal burocratichese all'italiano il concetto di deroga al contratto nazionale) nel macro, e le novità cooperativo/sindacali riguardo alla gestione di vari servizi (tra cui quello del sostegno scolastico) nel micro (cioè Bologna e provincia).

Un salto in avanti. Da domenica ad oggi. Tornati dal terzo incontro con gli educatori ed il sindacato (naturalmente non uno dei tre mediafriend) che fin'ora si è sbattuto giorno dopo giorno per porre una pezza allo scempio che stanno subendo alcuni servizi della città (scolastici e non).
Ma andiamo con calma. La situazione è complessa ed articolata, con un'alta probabilità di sbandamenti egodiretti.
Torniamo all'autostrada, a ciò che l'ha preceduta e seguita.

Del macro di cui dicevo tanto si parla, si discute e dibatte, del micro quasi non si sente parlare sui media (eccetto brevi trafiletti informativi sul Carlino...). Per chi fosse a digiuno delle puntate precedenti consiglio un giretto su questo blog, dove potrà ricostruire la vicenda a grandi linee.
Per il resto basti sapere che le dinamiche di ieri ed oggi sono le stesse, e che un alto dirigente d'azienta o banca differisce da quello di una cooperativa solo (forse) per numero di zeri intascati alla fine del mese, del contratto o dell'azienda in questione. Non certo per dinamiche. Così, può succedere che per quattro mesi i lavoratori di una cooperativa anfibia coi conti all'attivo, per problemi di consorzio non percepiscano lo stipendio (mentre i loro dirigenti si liquidano bellamente); oppure può succedere che la zuccherosa multinazionale del sociale felsineo perda a sorpesa contro un'altra ossalidica big  il bando e, per forza di cose, il pluriennale monopolio sulla gestione dell'handicap scolastico.
Perdita di agganci politici? effettiva mancanza di prerogative utili a ottenere punti per il bando?
Resterà un mistero, il Tar sembra aver rifiutato le rimostranze della parte che si dice lesa (la cooperativa perdente naturalmente, qualcuno pensava forse ai lavoratori?) che naturalmente, invece che puntare il ricorso sul peggioramento che avrebbero subito i servizi offerti all'utenza e le condizioni contrattuali e lavorative degli educatori ha puntato sulla critica al gioco al ribasso del bando (risposta: e voi perchè avete partecipato?) e sul fatto che vi fosse una commissione ostile; quello che conta è che altre trecento e passa persone vedono traballare l'esigua sicurezza che li ha sostenuti fin'ora.
Sì, perchè nel lavoro dell'educatore non c'è contratto che tenga. Indeterminato o determinato se i committenti (cioè il comune) stringono il cordone, le ore di lavoro calano o si azzerano, con la cassa integrazione tutt'altro che scontata e con giusto le ore di malattia e ferie pagate. Aspetti, questi ultimi, da non sottovalutare in tempi di precariato selvaggio e da non dare poi così per scontato. Perchè a Bologna ultimamente son passate commissarie e nuove giunte che, in barba alla realtà territoriale o ad una quadratura dei conti a lungo termine, hanno tagliato là dove i nudi numeri sembravano permettere di tagliare e parcellizzato dei servizi senza conoscerne le modalità di gestione, le particolarità (localistiche e non) ed i vari equilibri ad essi legati.

A questo punto la guerra tra poveri è scattata nella modalità più invasiva e subdola: un tutti uniti sommato ad un tutti contro tutti che divaricato un problema dotato di crepe ormai strutturali.
Nulla di strano perciò se dallo stesso istituto comprensivo, già colpito da disboscamenti nazionali, viene istituito un bando interno per pre e post scuola (in un caso perfino la gestione dell'handicap) con budget ridicoli e la pretesa di mantenere lo stesso servizio, con il medesimo personale ma con contratti che non garantiscono, oltre allo stesso stipendio, diritti minimi quali la malattia pagata, le ferie o il versamento dei contributi. A certe cifre più di una ritenuta d'acconto, co.co.pro o rimborsi sportivinon si può fare e quando vien fatto notare ai dirigenti scolastici ci si trova davanti a basite facce di tolla.
Anche tra gli stessi lavoratori il rapporto si complica. Chi ha un contratto indeterminato non vuole cedere nemmeno un'ora di lavoro e chi invece è ancora determinato (perciò senza contratto) vorrebbe vedersi confermare (anche perchè nel settore scuola ci sono casi non così rari di persone formate che da 3,4 o 5 anni lavorano con la stessa coop da settembre a giugno e in estate si arrangiano come possono). Chi gravitava in area sindacale ha potuto beneficiare di una spinta clientelare alla rapida assunzione, gli altri stanno alla finestra. C'è chi indignato dice che i senza contratto non dovrebbero firmare nuovi contratti se sfavorevoli e chi annoda diritto sociale a diritto legale.

Intanto mancano meno di 11 giorni all'inizio della scuola e ancora nessun educatore sa se, dove e quante ore lavorerà. Così come molte scuole e famiglie non sanno ancora chi lavorerà con i propri figli (e come detto nel precedente post, dovrebbero iniziare a farsi sentire).

Dalla giunta le risposte sono state fin'ora nebbiose, facendo rimbalzare il problema tra assessorato al welfare, del lavoro e della salute, per finire poi tra i miasmi del gabinetto del sindaco che, oltre a promettere un ulteriore incontro in seguito alla decisione del Tar fa ben capire che la faccia e il culo, lui, non ce li vuol mettere. Però capisce. E si dispiace.


Ritorno incolonnato nel traffico, avanzando un passo alla volta. Con una serie di pensieri venuti e da venire attorno. E le note distorte di una canzone che, in fondo, rendono tutto ciò un tempestoso granello perso entro l'eterno.

giovedì 8 settembre 2011

Sulle cooperative sociali o un autunno che si preannuncia caldo


[pubblichiamo la lettera scritta dagli educatori che in questi ultimi mesi si sono trovati alle prese con situazioni dalla gravità sempre maggiore (più o meno ricostruibili su questo blog). Contiamo di pubblicare un aggiornamento più dettagliato a breve, ma per il momento resta importante fare girare questa comunicazione non solo tra gli addetti al settore ma anche tra le famiglie, che si troveranno ad essere tra le più colpite] 

Cari Genitori, Cari insegnanti

Vi scriviamo per informarvi della grave situazione che si sta venendo a creare in merito ai servizi pubblici scolastici.

In particolare abbiamo la certezza che la gara d’appalto riformulata dal Comune di Bologna per i prossimi 3 anni, prorogabili di altri 3, prevede tagli complessivi delle ore assegnate ai singoli alunni che necessitano del sostegno.

Inoltre i servizi integrativi – pre scuola, post scuola e mensa – verranno gestiti da più cooperative o associazioni, e questo non può che compromettere la qualità del servizio e mettere a forte rischio la continuità delle educatrici e degli educatori che lavorano da anni con gli alunni.

Da tempo ci stiamo mobilitando affinché questo non accada, chiedendo all’amministrazione comunale di rivedere le sue decisioni, ma  ormai a pochi giorni dall’inizio della scuola la situazione è talmente confusa che si rischia che i servizi non partano.

Per parlare di questo una nostra delegazione

Incontrera’ il sindaco e gli assessori competenti  

LUNEDI 12 SETTEMBRE alle ore 17.00

Noi tutti saremo ancora una volta in presidio davanti al comune in Piazza Maggiore 6

Cari genitori e insegnanti

VI CHIEDIAMO DI PARTECIPARE NUMEROSI PER DIFENDERE IL DIRITTO DI STUDIO DI TUTTI , CHIEDENDO AL COMUNE DI GARANTIRE LE STESSE FIGURE EDUCATIVE , LO STESSO MONTE ORE E LA NOSTRA DIGNITA’ LAVORATIVA !

Vi aspettiamo!

Educatrici ed educatori scolastici dei vostri figli e alunni

lunedì 30 maggio 2011

Exit-poll


A tutti quei manifesti xenofobi che ci hanno inorridito, a tutti gli insulti che hanno riempito le nostre orecchie per giorni e giorni, a tutte quelle facce da criminali che riempiono le poltrone e che usufruiscono di beni che non meritano, dedico con tutto il mio cuore questa foto... Almeno per oggi concediamoci un sospiro di sollievo!!!

Per il resto, c'è solo da rimboccarsi le maniche.

sabato 30 aprile 2011

Countdown

Mancano due settimane e la commissaria ci saluterà. Siamo pronti a voltare pagina, dopo l'affaire Delbono. Le urne si scaldano, le matite vengono affilate, si comincia a scalpitare, trepidanti, come nelle migliori occasioni.
O no?
Non posso certo parlare per tutta la città, nè per una sua parte consistente, ma ogni persona che conosco si sta avviando a queste amministrative con molto più che qualche semplice dubbio. A Bologna siamo storditi, anestetizzati. Ci avviciniamo a queste votazioni sapendo già chi non votare (sia a destra che a sinistra) ma senza un'idea precisa di chi vogliamo vedere eletto o di chi siano tutti i candidati in questa corsa al ribasso senza precedenti, in cui la maggior parte dei cittadini è già divisa (in certi casi lacerata) tra la scelta di un candidato il cui partito ha anticipato la campagna elettorale mettendo in giro cartelloni come questo.


Com'è possibile che a Bologna la rossa un candidato leghista possa avere titolo (vedi minuto 1:20) non solo di imporsi ai confusi partiti di centrodestra, ma anche di essere uno dei favoritissimi per la poltrona?
E' presto detto. L'avversario di punta, l'altro favorito per eccellenza, da un mese sembra far tutto tranne voler essere eletto.
Già dal suo slogan si era capito quanto la comunicazione non sia il suo forte (o almeno del suo staff). D'accordo, si era pensato, avrà scelto un messaggio criptico e machiavellico per risvegliare gli animi, le coscienze o almeno le sinapsi dei bolognesi! Invece nulla, il Pd, in piena todestrieb, ha deciso di rilanciare con una serie di slogan gerontogiovanilistici, dall'effetto più repellente che altro, che la dicono lunga su cosa ci si possa aspettare da un ennesima amministrazione pdiana. Poco o niente.

martedì 5 aprile 2011

Nun c'è più trippa pe'gatti, neanche a scuola!

E' quaresima e anche nelle scuole si dovrebbe far digiuno. Questa la brillante idea di un consigliere ravennate che propone, per rimanere in linea con i precetti cristiani, di attenersi alle regole del buon senso e di piegare il menù scolastico allo spirito della quaresima. Lo scopo è venire incontro alle famiglie cattoliche che la praticano e che rispettano il digiuno. La mensa scolastica, è risaputo, si adatta alle varie diete; ogni bambino di religione diversa può chiedere di avere un pasto privo di maiale, di bovino, di proteine animali nel rispetto di quelli che sono i precetti della religione d'origine, ma qui la questione è un pò diversa. L'idea del digiuno per il rispetto della pratica della propria fede suona in modo strano. C'è un punto dell'articolo dove Grandi afferma che la dottrina cattolica, insegna che coloro che non sono tenuti all'osservanza del digiuno, i bambini e i ragazzi, vanno comunque formati al genuino senso della penitenza cristiana. Chi dovrebbe formarli al genuino senso della penitenza cristiana? la scuola che per principio dovrebbe esser laica? la mensa della scuola con menù poco appetitosi e non sempre a favore di bambino?
Pasta in bianco, sugo che sa di pelato, formaggio insipido da spalmare, salsicciotti poco cotti e verdure mollicce, merluzzo bollito, crocchette di patate dure come un sasso. Lo scenario è deprimente a priori. Mangiare a mensa è già una penitenza. Ricordo ancora un pasto così costituito: pasta scotta con olio di semi, crocchette di ceci e per contorno sugo all'origano. Due misere crocchette che neanche il gatto più affamato del quartiere avrebbe addentato e per facilitare il boccone un bel sughetto nel quale "pucciarle" per mandar giù l'impasto e tanti saluti. Mi domando se questo consigliere abbia mai mangiato in una mensa scolastica. Inutile dire che i comuni si stanno attivando, che ci sono mense che funzionano e che i prodotti spesso fanno parte di un ciclo biologico. Tutte fregnacce! a scuola ci mangio 3 giorni su 5 e vi posso assicurare che i bambini digiunano anche fuori quaresima, da settembre a giugno e mai che qualcuno si sia preccupato di cambiare le cose. I genitori lo sanno, la scuola lo sa, eppure lo spirito da penitenza persiste.
Caro consigliere prima della quaresima c'è sempre un periodo dove tutti possono riempirsi di leccornie grassissime e prelibate senza cadere nel peccato, potrebbe proporlo affinchè le scuole esagerino prima per poi moderarsi dopo. Della serie sfrappole e bignè a ricreazione, fettuccine al ragù e pollo arrosto con patatine, cheeseburger e insalata fresca di campo, macedonie con frutta freschissima di stagione e succhi di mirtillo a volontà. Fatto questo possiamo passare anche a pane e acqua, ora et labora, in maniera graduale magari mantenendo il frutto di stagione a merenda. 
La dieta delle nostre mense ha già un connotato cristiano-cattolico, altrimenti non si spiegherebbe la questione del pesce al venerdì. Sono anni che lavoro a scuola e che al venerdì mi viene sempre propinato merluzzo, halibut e palombo. Mai il lunedì o che ne so il giovedi! fateci caso, sempre il venerdì. In rete si trovano anche curiose discussioni a riguardo che pongono l'accento sulla questione religiosa nella gestione dei menù scolastici, discussioni che non portano da nessuna parte ma che dovrebbero farci riflettere quando l'ennesimo consigliere se ne esce con proposte strane.

Post Scriptum
C'è una nota apparsa sul sito del Comune di Bologna dove, per rimanere in tema di pesce, si sottolinea che per l'emergenza nucleare il pesce utilizzato nelle refezioni nostrane proviene solo da partite precedenti l'11 marzo. Ora siamo tutti più tranquilli. Amen!

Per rimanere in tema di digiuni e scuola ecco qualche link da spulciare:

Per gli affezionati del digiuno, qui una proposta moderna "degna di rispetto".
Qui, un digiuno che ha sollevato l'opinione pubblica sulla funzione che i corsi serali hanno di accoglienza verso i lavoratori immigrati e qui quello dei precari italiani.
Il castigo insegnato nelle scuole: Nun c'è trippa pe' gatti, bambini poveri a digiuno.




domenica 3 aprile 2011

Convegno- La scuola è di tutti?

Il 06 Aprile si terrà un incontro molto importante al Liceo Laura Bassi di Bologna per riflettere sulle trasformazioni che stanno avvenendo nel mondo scuola e per discutere delle nuove disposizioni del Ministero dell'Istruzione. Iniziativa organizzata dal Coordinamento Precari di Bologna in collaborazione con il Cesp: Centro Studi per la Scuola Pubblica. Interverrà al dibattito Girolamo De Michele,i nsegnante in una scuola Superiore e autore del libro La scuola è di tutti. Per info su sede e orari contattate i riferimenti sul volantino allegato al post.

venerdì 18 marzo 2011

Il mio 150°

Dal 150° anniversario dell'unità d'Italia sono tornato a casa piacevolemente sfiancato, con alcune riflessioni preziosissime in saccoccia e con sensazioni più positive rispetto al passato riguardo alle macerie implosive della società in cui viviamo.
Partiamo dal finale.
Da una piccola, splendida, calda, accogliente biblioteca nei pressi di Bologna dove i Wu Ming hanno sfoderato una serata da vere rock-star (qui la prima parte), con una celebrazione spacca sinapsi, ubriacante, che ha tenuto tutti i presenti incollati alle sedie per due rapidissime ore. Tra i molti spunti, riflessioni e digressioni storiche oblique che mi si sono ingarbugliate in testa, ci sono due aspetti che mi sono rimasti più impressi degli altri.
Il concetto di familismo amorale come descrizione oggi ancor più attuale dell'italianità più cupa e visibile e la molteplicità di significati che il tricolore può assumere in diversi contesti spazio-temporali. Tornando a casa dal centro, ieri mattina, io e la mia compagna riflettevamo sulla reazione automatica che scattava nel vedere le bandiere alle finestre. La mente tornava a qualche anno fa, quando esporrle significava essere d'accordo con l'intervento militare in Iraq. Oggi, ci chiedevamo, chi li espone, per quale motivo lo fa?
Rigido nazionalismo? Adesione pavloviana all'evento? Espressione di sentimenti e simbologie più complesse?
Durante la serata si sono dispiegate delle possibili risposte. Tanto semplici e potenzialmente immediate, quanto facilmente scordabili. In un periodo come questo, in cui i colpi d'accetta verso tutte quelle istituzioni espressione della Costituzione, esibire il tricolore significa fare un primo passo per difenderla.
Oppure, in una regione come il Veneto, che secondo le induzioni dei media potrebbe essere chiamata Padanialandia, può significare affermare con fermezza la propria non appartenenza alla Lega.

mercoledì 16 marzo 2011

Time out, e gli educatori?

        
RIDEFINIZIONE E DIVERSIFICAZIONE DELLE MODALITA' DI ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI INTEGRATIVI SCOLASTICI DI PRE SCUOLA, POST SCUOLA, POST SCUOLA NELL'ORARIO DEL PRANZO E DI ACCOMPAGNAMENTO NEL TRASPORTO COLLETTIVO RIVOLTO AGLI ALLIEVI DELLE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE DI 1 GRADO A PARTIRE DAL MESE DI SETTEMBRE 2011.

Questa è la bella notizia pubblicata l'11 Marzo che farà cambiare il sistema di gestione dei servizi integrativi nel comune di Bologna. Partiamo dai tagli: è certo ormai che a settembre molti servizi subiranno dei cambiamenti. Il 31 agosto scadrà l'attuale contratto che porterà ad una nuova rinegoziazione degli attuali fornitori dei servizi che per il Comune di Bologna sono nella maggioranza dei casi gestiti dalla Cooperativa che ha in appalto anche i servizi all'integrazione-assistenza agli handicap nelle scuole.  In relazione al mutato contesto scolastico (riforma Gelmini) e ai conseguenti nuovi bisogni dell’utenza, il comune definisce i criteri per una nuova gestione più flessibile, in cui la flessibilità, trattandosi di servizi che integrano e arricchiscono l’offerta scolastica, devono necessariamente essere incentrati su un livello organizzativo rappresentato dalla scuola. Sarà quindi cura della scuola individuare le attività adatte a quel particolare contesto e scegliere il giusto fornitore tra una lista di possibilità che possono andare dalla piccola cooperativa che propone laboratori all'ente sociale o fondazione senza scopo di lucro fino ad organizzazioni di volontariato che possono prestarsi per coprire tali servizi. Questo sulla carta, hanno messo nero su bianco. In tutto questo  accorato discorso con al centro sia la necessità della domanda che l'interesse dell'offerta, di noi educatori neanche l'ombra. Ovviamente!

martedì 15 marzo 2011

S.O.S Parchi: quest'anno vacanze in Italia


Oggi ho ricevuto via mail questa importante informazione che riporto per intero
Abbiamo ricevuto una preoccupante notizia dal WWF, in cui si illustra la tragica situazione amministrativa dei Parchi abruzzesi. La legge sulle aree naturali protette prevede che ogni Ente Parco sia gestito attraverso un Presidente ed un consiglio direttivo, con un direttore, iscritto in  un albo nazionale dei direttori e scelto dal Ministro dell'Ambiente su segnalazione di una terna di nomi da parte degli Enti.
Ad oggi, il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è l'unico parco a presentare una situazione quasi corretta. Ha un Presidente, un Consiglio direttivo ed un direttore (anche se quest'ultimo ha recentemente presentato le proprie dimissioni).
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è stato commissariato dal 2006 fino al 2010. In questo periodo si sono alternati ben 3 commissari! Il 7 luglio 2010 l'ultimo commissario, Arturo Diaconale, giornalista, anche lui senza alcuna competenza in materia di gestione di aree naturali protette, è stato nominato Presidente, ma da allora non è stato ancora nominato il Consiglio direttivo: permane quindi anche per questo Parco una forma gestionale anomala (volendo fare dei paragoni è come se un comune fosse gestito da un Sindaco senza Consiglio Comunale). Dal 2004 il Parco è privo di un direttore nominato secondo quanto prevede la legge: le funzioni di direttore vengono così svolte da un coordinatore tecnico-amministrativo con contratto a termine rinnovato annualmente non iscritto nell'albo nazionale dei direttori.

sabato 5 marzo 2011

Dal passato al presente - Le premonizioni di Piero Calamandrei

[Pubblichiamo il discorso che Piero Calamandrei pronunciò l'11 febbraio 1950 al terzo congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale. Un discorso lungo, denso e, nella sua attualità, inquietante. Se certe tematiche erano già così sentite sessant'anni fa, viene da chiedersi cosa sia stato fatto, nel concreto, fino ad oggi e a che punto ci troviamo (alcune risposte e riflessioni in questa lettura fondamentale). 
I grassetti e le sottolineature sono nostri. Sono totalmente parziali e insufficienti a comprendere la portata delle sue parole, ma si sarebbero dovute evidenziare intere frasi o paragrafi. Perciò ci siamo concentrati su alcuni dei più significativi.
Buona lettura]

(...) La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue (...).

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso l'alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l'alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società (...).

venerdì 25 febbraio 2011

Cinegiornale scolastico


Ottobre 2010
Lido di Camaiore,
grande occasione per la sua rinomata scuola. L'imponente edificio, impegnato a crescere figli della lupa integerrimi e sani, oggi, lustrato a festa, è pronto ad interrompere la sacra giornata di studio per accogliere l'illustre ministro. Come solo le più fedeli scuole italiche sanno fare. Giorni trepidanti di ferrea preparazione hanno scandito il proseguimento delle lezioni. Pargoli eleganti e profumati, guidati da una fulgida mano priva di dubbio alcuno, hanno preparato poesie e ringraziamenti; tutto nell'austero e sobrio stile romano. Nulla sembra turbare l'armonia generale, l'occhio dello spettatore è affascinato dall'eleganza dell'ordine, abbagliato dalla luminosa pulizia. Il personale, fieramente schierato, è pronto ad accompagnare l'ospite eminente tra le mura dell'istituto, ammantate di cultura italica, vanto secolare della nostra sacra penisola, dal cui passato giungono echi vibranti.

Sono gli occhi del Duce che vi scrutano. Che cosa sia quello sguardo, nessuno sa dire.
E' una fiamma che cerca il vostro cuore per accenderlo d'un fuoco vermiglio.
Chi resisterà a quell'occhio ardente armato di frecce? 
Rassicuratevi : per voi le frecce si mutano in raggi di gioia!
[Leggere con intonazione da Cinegiornale Luce]
Rende meglio!

giovedì 24 febbraio 2011

Il destino nello stradario?



Il periodo delle iscrizioni scolastiche è sempre costellato da dubbi e perplessità, le discussioni ed i dibattiti che si accendono attorno al tema della scuola dimostra ancora una volta quanto sia fondamentale la giusta scelta soprattutto se a rimetterci dell'errore è un bel bambino di 6 anni ancora profumato di latte e biscotti. I tagli al pubblico non fanno presagire ottime annate, le scuole sono sempre più affollate e l'offerta didattica non sempre è congeniale al tipo di utenza al quale ha la pretesa di rivolgersi. Iscrivere un bambino a scuola non è solo una questione di "stradario" e bacini d'utenza. Quanti sono i genitori che davanti a questa scelta tentennano, la nomea di una scuola è fatta di passaparola, di gente che ha frequentato, usufruito del servizio e che senza filtro estende consigli e osservazioni a parenti, amici, amanti, conoscenti e vicini di pianerottolo 

Dovendo iscrivere mia figlia al primo anno, sto adesso cominciando a visitare le scuole per poter presentare la domanda in gennaio. Il problema è che l'unica scuola "naturale" come stradario, non ci convince. Non ci convince la struttura, non il direttore didattico, poco le insegnanti. 
Non iscriverò mio figlio in quella scuola di merda piena di zingari solo perchè il comune mi ha assegnato la casa popolare in mezzo a questo schifo!
Andrò a richiedere i vari P.O.F. (Piano dell’Offerta Formativa) ed a studiarmeli per bene per capire quali sono i progetti educativi e didattici dei vari Istituti.
Anch’io ho preferito mandare il mio piccoletto, nel plesso più vicino a casa. Non vi nego che abbiamo molto valutato la possibilità di poterlo mandare in un’altra scuola ma dopo ci siamo posti la domanda “E’ giusto allontanarlo dalla cerchia di amici con cui ha convissuto la maggior parte degli anni di asilo?”

In rete si trovano interessanti discussioni di genitori indecisi e turbati da questa scelta, tra tanti consigli e indicazioni è facile anche imbattersi in quelli che, in maniera del tutto spontanea, si affidano alla fortuna. Come in tante cose anche qui ci vuole fortuna, uno può diventar matto a scegliere fra tante quella giusta ma se poi quell'anno cambia qualcosa, ecco che tutto diventa vano.  
Basta pochissimo per cambiare le carte in tavola, tutto sembra perfetto e poi alla fine può arrivare un trasferimento, una malattia della migliore insegnante, un bambino con disturbo oppositivo provocatorio appena arrivato in quartiere. Variabili infinite che non possiamo prevedere ma che nel risultato finale possono pesare come il masso di Sisifo. Oggi su la Repubblica di Bologna si parla proprio di questo, di come all'appello da stradario manchino delle iscrizioni e della possibilità che queste siano state fatte nel privato. Una guerra, quella fra i due fronti fortemente sbilanciata da un lato. L'unica cosa sicura, come dimostrano i dati (spiegati molto bene qui) è che iscrivere il proprio figlio alla scuola privata non garantisce eccellenza, anzi, secondo le tanto osannate statistiche dimostra tutto il contrario. 
Come non serve essere degli esperti di vino per conoscere l'importanza della probabilità in ogni annata, così nella scuola di tutti non serve andare contro il principio di base che la rende profondamente democratica: elargire fortune e disgrazie senza guardare in faccia nessuno, tanto meno se ti spetta di stradario!