mercoledì 25 gennaio 2012

S.O.S aree naturali protette


APPELLO PER FERMARE UNA RIFORMA INUTILE E DANNOSA
DELLA LEGGE QUADRO SULLE AREE NATURALI PROTETTE

E’ stato avviato dalla Commissione Ambiente del Senato il percorso che dovrebbe portare
entro il termine dell’attuale legislatura alla riforma della Legge quadro sulle aree naturali
protette, la Legge n.394 del 1991. Una proposta di riforma che non ha come presupposto
una seria analisi dei punti di forma e di debolezza della normativa vigente ma sembra
rispondere solo ad alcuni specifici interessi distanti dalla prioritaria finalità delle aree
naturali protette: la conservazione del nostro patrimonio naturale. Se può essere condivisibile l’esigenza di una “messa a punto” della normativa nazionale per le aree protette marine, che hanno oggi regole diverse dalle altre aree protette con oggettivi problemi per la loro efficace gestione, non è così per i Parchi Nazionali che hanno operato fino ad oggi con buoni risultati nonostante le note difficoltà dettate dai drastici tagli ai finanziamenti per investimenti e progetti.
Le proposte di modifica della normativa in vigore presentate da vari Senatori di entrambi
gli schieramenti politici, riuniti oggi nella maggioranza che sostiene il Governo, interessano
essenzialmente tre aspetti della gestione delle nostre aree protette che per i loro contenuti
rischiano di stravolgere alcuni dei principi fondamentali che hanno motivato la creazione
dei Parchi e delle Riserve naturali non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Il primo è l’equilibrio degli interessi che entrano in gioco nella gestione di un Parco: da una
parte l’interesse primario della conservazione della biodiversità come ci ricorda l’articolo 8
della Convenzione Internazionale sulla Diversità Biologica sottoscritta a Rio de Janeiro 20
anni fa, dall’altra i legittimi interessi delle comunità locali residenti nei territori sottoposti ad
una straordinaria forma di governo.
La norma approvata nel 1991 aveva raggiunto un equilibrio soddisfacente della
rappresentanza dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, del mondo scientifico, delle
Associazioni ambientaliste e dei rappresentanti degli Enti Locali, nel rispetto dell’articolo
117 della nostra Costituzione che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materia
di tutela degli ecosistemi proprio per ribadire l’interesse nazionale della conservazione
della natura.
Le proposte di modifica intendono spostare questo delicato equilibrio a vantaggio di coloro
che rappresentano interessi locali e di settore con una maggioranza dei rappresentanti
degli Enti Locali e l’introduzione di un rappresentante delle Associazioni agricole nel
Consiglio direttivo degli Enti Parco, attribuendo tra l’altro di fatto a questo organo la
nomina del Presidente. Allo stesso tempo verrebbero eliminati i rappresentanti del mondo
scientifico e ridotta la presenza delle Associazioni ambientaliste. Il risultato sarebbe il
prevalere degli interessi particolari, soprattutto in questo momento di crisi economica,
rispetto all’interesse generale e collettivo della conservazione della natura, principale
motivo della creazione delle aree naturali protette. Queste modifiche, insieme alle nuove
procedure previste per la nomina dei direttori dei parchi, non farebbero che aumentare la
politicizzazione degli Enti Parco.
Una maggiore efficienza nella gestione degli Enti Parco, in particolare per la
valorizzazione delle identità locali dei territori e lo sviluppo della “green economy”, sarebbe
la motivazione principale dei sostenitori della riforma. Ma lo sviluppo economico dei
territori attraverso la “green economy” è un obiettivo che può essere perseguito da diversi
Enti pubblici nell’ambito delle loro ordinarie funzioni. Le aree naturali protette nascono per
la conservazione della natura, finalità non esclusiva ma sicuramente prevalente rispetto ad
altri obiettivi nell’operato dei loro Enti di gestione appositamente costituiti. Se gli Enti Parco
si trasformano in grandi Pro loco o agenzie di sviluppo locale finiscono per diventare inutili
doppioni di Enti che oggi in molti vorrebbero tra l’altro cancellare come le Province o le
Comunità Montane.
Il secondo aspetto riguarda il divieto di caccia nei Parchi che le proposte di modifica della
Legge quadro vorrebbero attenuare con l’artificiosa distinzione del controllo faunistico
prendendo a pretesto il caso particolare del cinghiale (tra l’altro in una situazione estrema
come l’Isola d’Elba del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).
I testi di legge in discussione e gli emendamenti presentati non lasciano dubbi sulla reale
finalità delle proposte di modifica in favore del mondo venatorio. I problemi delle specie
aliene e del cinghiale possono trovare infatti soluzioni efficaci anche con l’attuale
normativa ed organizzazione dei Parchi, come sta tra l’altro avvenendo in molti Parchi
Nazionali, Arcipelago Toscano compreso.
Terzo aspetto della contestata proposta di riforma della Legge quadro è il meccanismo di
finanziamento degli Enti Parco con l’introduzione della riscossione di una royalty o di
canoni su alcune attività ad elevato impatto ambientale come la coltivazione di idrocarburi,
gli impianti idroelettrici di potenza maggiore di 220 kw, gli impianti a biomasse, gli oleodotti
ed elettrodotti fuori terra, le attività estrattive in area contigua, le adduzioni idropotabili e la
concessione di posti barca. Un’interpretazione tutta italiana del tema dei “pagamenti dei
servizi degli ecosistemi” di cui si discute da tempo a livello internazionale, tra l’altro mai
citati nei testi in discussione, che nelle forme proposte delle royalty o canoni
determinerebbero un pesante condizionamento delle decisioni di un Ente Parco che in
prospettiva sarebbe a larga maggioranza controllato dai rappresentanti dei Comuni.
Essenzialmente per questi motivi il WWF, la LIPU, il FAI, Italia Nostra e Mountain
Wilderness, ma anche tanti studiosi della materia e le associazioni di coloro che lavorano
ed operano nei parchi, considerano pericolose le proposte di modifica della legge quadro
sulle aree naturali protette presentate.
Nei prossimi mesi per fermare questa riforma inutile e dannosa della Legge quadro sulle
aree naturali protette le nostre Associazioni lavoreranno insieme, cercando il supporto del
mondo scientifico, degli intellettuali, dei rappresentanti della cultura e dell’ampia
maggioranza dell’ opinione pubblica che ha a cuore la sorte dei nostri Parchi Nazionali e
della natura che devono proteggere.

Giulia Maria Mozzoni Crespi (Presidente onorario FAI)
Fulco Pratesi (Presidente onorario WWF Italia)
Danilo Mainardi (Presidente onorario LIPU – Birdlife Italia)
Fausto De Stefani (Presidente onorario Mountain Wilderness)
Stefano Leoni (Presidente nazionale WWF Italia)
Fulvio Mamone Capria, (Presidente nazionale LIPU – Birdlife Italia)
Ilaria Borletti Buitoni, (Presidente nazionale FAI)
Alessandra Mottola Molfino (Presidente nazionale Italia Nostra)
Carlo Alberto Pinelli (Presidente nazionale Mountain Wilderness)

lunedì 2 gennaio 2012

Uccidere

Un giorno Gasan istruiva i suoi seguaci: "Quelli che parlano contro l'assassinio e che desiderano risparmiare la ita di tutti gli esseri consapevoli hanno ragione. E' giusto proteggere anche gli animali e gli insetti. Ma che dire di quelle persone che ammazzano il tempo, che dire di quelli che distruggono la ricchezza e di quelli che distruggono l'economia pubblica? Non dovremmo tollerarli. E inoltre, che dire di uno che predica senza l'Illuminazione? Costui uccide il Buddhismo."

Questa breve storia ci sembra il miglior augurio/proposito per l'anno appena incominciato.