giovedì 25 novembre 2010

La scuola è di tutti, sul serio!

Le ultime notizie parlano chiaro, qualcosa nel suo piccolo si sta muovendo. Il mondo della scuola, tristemente assopito e violentato, comincia a far trapelare i primi lamenti. Scuole occupate, insegnanti e ricercatori sopra i tetti, la protesta cresce di ora in ora e si dilata, si allarga a macchia d'olio. Il disagio è contagioso, passa di aula in aula, di bocca in bocca , manifesti e gambe, vuole uscire allo scoperto. Vola di regione in regione, si annida nelle teste, muove una voglia spasmodica di uscire mentre un pensiero semplice irrompe da questa cortina di ferro digitale: La scuola è di tutti! Sul serio!

Conviene scendere, conviene partecipare.

Intanto giusto per arricchire la pausa caffè consiglio caldamente questo, che rimanda necessariamente a quest'altro. Al momento non posso dire di più devo tornare a scuola ma l'argomento verrà ripreso.
Ci interessa!!!!

lunedì 15 novembre 2010

L'ippodromo della cultura

Per chi non lo sapesse la cultura non si mangia. Storie, racconti, poesie, composizioni, lungo e cortometraggi, dipinti, sculture, installazioni. Libri (a meno che non siate roditori dalla cinghia stretta).
L'ha detto Tremonti, il ministro dei tagli intelligenti, tanto cinico e taccagno in pubblico quanto generoso in privato.
Ma si sa, in tempi di crisi non si può pretendere di rimanere con tutti i servizi e le comodità a cui ci si era abituati in passato, nella cultura come nel sociale. Dobbiamo abituarci all'idea di fare sacrifici, di uscire meno ma in modo intelligente. Magari per cosumare, così l'economia gira e siam tutti felici. Certe tasche in modo particolare.
Scherzi a parte, è un periodo strano, questo che stiamo vivendo. Che sto vivendo.
Sento fermento intorno (e non è che giri molto, eh), una necessità sempre più urgente e bruciante di cambiamento. Nel sociale come nelle individualità (non poche, devo dire).
Lo si può percepire da discussioni ricche e brillanti come questa, da discorsi che paiono antichi ma non sono poi così lontani, dal bisogno di pensare, fare luce, collegare.
Ieri sera, per esempio, c'è stato un incontro qua a Bologna al Centro di documentazione "Il Cassero" organizzato dai Bibliotecari Necessari. Ospiti d'onore, i Wu Ming al gran completo (evento di una frequenza e piacevolezza rara) e Paolo Nori.
Non sto qui a ricostruire pezzo dopo pezzo la serata. Tutti gli autori hanno letto dei loro brani in cui si parla di biblioteche, perchè è di questo che si parlava. Di fare riamanere le biblioteche con meno personale e meno ore d'apertura al pubblico. Alcune rischiano proprio di chiudere, a quanto sembra. Già, perchè, come dicevamo, la cultura non si mangia, non dà risultati tangibili, materiali da sbandierare in faccia agli elettori e con cui riempirsi le famose tasche di cui sopra.
Perciò a Bologna, ieri, si volevano tenere aperte le biblioteche. Per farsi sentire, per dimostrare che non tutti rimangono così di fronte ad un libro. E che la domenica l'affluenza può superare di gran lunga quella media di un qualsiasi giorno feriale.
Ma non faceva buona pubblicità al comune ed ai vari partitucoli che, a tagliar su queste cose, sembrano sempre andare d'amore e d'accordo. Per questo motivo c'è stato un incontro in piazza e daltri sparsi tra la città, tra cui quello a cui sono stato. In un'ora e mezzo o poco più sono fuoriuscite tante cose, tra cui la protesta, passata sotto silenzio, di Paola Caruso (vicenda che entra nei meandri del nepotismo et affini). Tanti piccoli momenti di riflessione.
In particolare mi ha colpito il brano letto da Paolo Nori in cui, dopo un dedalo di aneddoti su autori russi, stile di vita della Russia post-perestrojka, grandi commozioni di architetti ipersensibili di fronte all'interessamento verso la cultura di un ancoraperpoco-giovane studente occidentale, viene osservato come le persone presenti nella sala fumatori della biblioteca di Mosca tutti i giorni, anche quando fuori impazza una rivolta, coi loro tic, le loro nevrosi, i loro sguardi assenti e sognanti e il loro senso di speranza/convinzione di essere in un luogo in cui la loro vita potrebbe cambiare da un momento all'altro, ricordavano a Nori i visi ed i gesti visti in Italia all'Ippodromo.
Ma forse oggi sarebbe più appropriato parlare di salotto del GF o del papi di turno, in cui, se non altro, qualcosa si mangia.
Perlomeno.

[P.S. per i naviganti: la cosa buffa è che mentre cercavo la foto da allegare al post ho digitato"ippodromo cultura". Provate, verrà fuori questa foto. Qualcosa vuorrà dire. Solo, non capisco ancora bene cosa.]

venerdì 5 novembre 2010

Invito al viaggio, quando i bambini sanno interpretare bene i sogni degli adulti




Invito al viaggio
, ore 7:50 del mattino, il bambino magrolino e simpatico del pre-orario mi regala questo disegno che mi vede ritratta su di una fantastica mongolfiera colorata in volo sopra chissà quale paese addormentato. Colgo l'invito e restituisco il sorriso. Aveva in precedenza fatto un altro disegno simile, ma in quel caso i navigatori erano lui e suo padre. Non c'è cosa più bella che sognare di fare un viaggio con il proprio papà, in questo io ed il magrolino ci assomigliamo. Da bambini si sognano viaggi strambi e surreali ma quando l'età avanza non è detto che questi sogni debbano essere per forza abbandonati. A volte prendono semplicemente una piega diversa, inaspettata. Così dopo lunghi pensieri, mi ritrovo ancor oggi a fantasticare davanti ad un foglio colorato e all'idea di viaggiare, insieme al Babbo, con una vecchia Trabant rosso fiammante, tirata a lucido per l'occasione, per il giro d'Italia delle macchine d'epoca. Sfrecciare con lui alla guida superando per simpatia tutte le marche classiche del collezionismo d'auto: Union DKW, BMW, Citroen, Ferrari, Ford, Lancia, Maserati, Mercedes, Porsche e Triumph con i loro modelli più preziosi, uno ad uno. Sulle ripide strade che attraversano il dorso appenninico, senza dover rallentare di una tacca e preoccuparsi per la stabilità della vettura nelle sferzate, il test dell'alce conferma. E' bello farsi coinvolgere dai bambini in questi progetti per il futuro, un' impennata di entusiasmo che sicuramente riempie la mattina. Il magrolino sta già pensando a come progettare la sua partenza ed il padre, lungimirante, lo lascia fare.
L'ho sempre detto che i bambini sanno interpretare BENE i sogni degli adulti.


Il Trabant rosso fiammante c'è, un prezioso regalo
perchè 50 anni si fanno una volta sola nella vita,
dobbiamo solo pensare al resto.


giovedì 4 novembre 2010

Spigolando si impara

La rete è un mezzo potente e su questo siamo d'accordo tutti, ma preferisco di gran lunga il contatto diretto davanti ad un buon piatto di polenta dove circolano le idee e si discutono i metodi e i sistemi per arrangiarsi un pò. Consigli pratici e utili che variano e oscillano dal come si prepara una marmellata di rosa canina a come si spigola in mezzo ad un campo. Spigolatura, la novità che è stata al centro di questo nostro week-end lungo passato fra i monti della val di Sole in Trentino. Non avevo mai sentito parlare di questa cosa ed ora che ne sono a conoscenza non posso farne a meno. E' più forte di una droga o di un qualsiasi passatempo inventato per occupare le menti e il corpo. Brevemente riporto quanto felicemente ho appreso.
La spigolatura esisteva nel mondo contadino quando veniva permesso ai più poveri, dopo la mietitura di un campo, di fare un secondo giro per raccogliere le spighe rimaste a terra. Evitando lo spreco si evitava la fame. Si spigolava per necessità ma anche perchè nella tradizione dei "nonni" la terra non sempre regala in abbondanza e allora meglio trattare tutto come un bene prezioso, perfino gli scarti. Non si spigolava solo con il grano ma anche con la frutta, la verdura, i legumi e cereali e in certi casi anche con il carbone e la legna per riscaldarsi dalla morsa invernale. Che la teoria economica moderna non prenda in reale considerazione la spigolatura è dato certo e lo dimostra la totale disinformazione che ruota attorno a questa antica pratica. Provate a chiederlo ai vostri amici, provate a proporlo in giro, nei migliori dei casi vi sentirete presi in giro. Anch'io l'ho pensato quando me l'hanno proposto. Tuttavia come in tutte le cose migliori basta andare un pò a fondo e scoprire che l'alternativa è sempre possibile. Peccato non averla conosciuta prima, peccato non poter aggiornare il nonno che ci mandava in avanguardia a prendere le mele cotogne avanzate. Mi piacerebbe dirglielo ora: non era rubare, caro Nonno, potevamo camminare lenti e tu potevi accompagnarci fin sotto gli alberi senza rimanere come un cane a fare la guardia. Ne sono sicura. Ho raccolto mele e pere, ne avremo fino a Natale e posso variare nel menù senza sentirmi ingorda, è bastato abbassare la mano al livello della terra e raccogliere quello che oggi sarebbe finito in concime. Ci siamo organizzati, se la cosa è pianificata si possono mettere da parte davvero tanti buoni prodotti. E' bastato solo essere informati, il resto viene da sè, se hanno già raccolto si può fare un secondo giro e non è detto che vada peggio. La natura non conosce classi, ma tempi di raccolto e sospensioni. Quello che rimane sull'albero e quello che cade in terra, quello che finisce nel cestino, quello che abbandona il contadino

Me ne andavo al mattino a spigolare
Quando ho visto una barca in mezzo al mare:
Era una barca che andava a vapore,
E issava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
È stata un poco, e poi s’è ritornata;
S’è ritornata, e qui è venuta a terra;
Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.

L'umiltà che avvicina la mano alla terra è l'umiltà dell'uomo che non deruba ma custodisce.

[Il brano sopracitato proviene da qui]