lunedì 7 novembre 2011

Un po' di quel che #succedeascuola



E' dal 21 settembre che si ha la voglia di buttar giù due righe riguardo alla scuola, dopo le lotte per lo spezzatino servito freddo ai bolognesi (qui e qui), l'interminabile questione riguardo alle riforme di corsi, indirizzi e vicoli ciechi (di cui a mio parere la Gelmini altro non è che la punta maleodorante dell'iceberg) ed il ritorno in classe, versante sostegno, con i problemi dell'anno precedente cresciuti e moltiplicati (in particolare alle medie).
Dal 21 settembre dicevo, data in cui a questo tweet di @tigella 
 Se però su twitter ci sono insegnanti e studenti (e ce ne sono tanti) che hanno voglia di raccontare cosa , i problemi ecc...
rispondevano @Wu_Ming_foundt con quest'altro tweet ponte
. hanno un sacco di cose da raccontare
non per chissà quale titolo emerito da specialisti del versante scuola, ma per il semplice fatto che, se ci lavori dentro e sei a contatto con bambini, ragazzi, personale docente e non, ti ritrovi ad avere, perlomeno, una serie di aneddoti, di riflessioni o di spunti da condividere con le persone, per cercare di rompere un po' i pregiudizi, i miti e le chiacchere da statisti da bar che gravitano intorno a questo Partenone italiano.

Osservati i vari tweet dell' hastag [che, non so perchè, oggi si riducono a due (e qui @jumpinshark potrebbe essere di grande aiuto)] c'era abbastanza materiale per fare un articolo pomposotrombonescotemporaomores sui commenti che vi si trovavano. A metà tra l'agenda ed il libro umoristico, i problemi maggiori riportati, riguardavano la sfera affetti-profitto-gag irresistibili. Messi a tacere i borbottii da baffi a manubrio ci si sarebbe potuti fermare a riflettere sul perchè l'unica cosa che si aveva voglia di condividere fossero aforismi umoristici e strappa sorrisi, definibili con troppa facilità solo facebookiani. Un motivo ci sarà se l'attenzione/comunicazione su un social come twitter stenta ad andare oltre tali argomenti (oltre alla possibile poca visibilità dell'hastag). In realtà tutto ciò che veniva tweettato riguardava pienamente i problemi, ecc.che avevano incuriosito più di un mese fa @tigella e se il discorso non si è allargato, le tematiche/problematiche varie non si sono miscelate e arricchite vicendevolmente, la colpa non è certo di chi si sforza di trovare l'aneddoto più divertente e bizzarro, ma di chi, con un punto di vista altro, non partecipa al "fiume".

Questo post è perciò da ritenersi una sorta di megatweet dell'ultimo mese riguardo alla scuola, o giù di lì.
Perchè di cose a scuole ne succedono un bel po'. Ed anche riguardo questa parolina.
In terza elementare può succedere che, nel giorno in cui si studiano le parole con l'accento, la maestra inizi la lezione dicendo che la prima parola da impare è proprio
Mentre in una quarta di un quartiere ben più che caldo, per stimolare i bambini, il maestro s'inventa un gioco matematico tipo bisca, in cui lanciare i dadi sfidando l'avversario a moltiplicarli a colpo sicuro.
Succede anche che, l'anniversario della battaglia di porta Lame si portino i ragazzi di terza a conoscere uno dei partigiani che vi si batterono e che una buona fetta di presenti non solo si appelli al proprio diritto all'ignoranza ma pretenda di poter fare quel cazzo che gli pare. Ma poco prima di andare succede anche che uno dei ragazzi più problematici, oltre a non essersi perso una parola, prenda il microfono per domandare emozionato se avesse avuto paura di morire.
Succede poi che, passata l'estate, D. sia riuscita, con immensa fatica, ad imparare a scrivere e ad orientarsi tra numeri e lettere.
Capita anche di leggere di un'educatrice toscana trovata in overdose in bagno a un doposcuola (e si spera che la notizia non si espanda fino in Emilia, che sennò a fotterci definitivamente, noi educatori, ci vuole un attimo).
Succede che in un istituto comprensivo solitamente sul pezzo si abbiano handicap di serie A e di serie B, a seconda di quanto siano rompicazzo i genitori di un determinato bambino-classe-istituto e che il bambino di serie B si rirtrovi quasi totalmente privato delle ore di sostegno assegnategli.
Succede che per il terzo anno di fila, le maestre si rifiutino di fare uscite didattiche o gite (che ci pensino i genitori a portarli in giro) mentre in un altro plesso il bambino con la passione per draghi e dinosauri si ammali proprio il giorno prima della gita al museo di paleontologia (che consiglio caldamente a tutti).
Succede di veder volar sedie, insulti e gesti osceni, seguiti da occhi tristi terrorizzati dall'"effetto galera" dell'assistente sociale.
Succede che il motivo di maggior scazzo riguardi l'orario, che prof con 18 ore da svolgere pretendano di lavorare quattro giorni non più di quattr'ore al giorno... o che educatori rinfaccino ai prof di sostegno di fare meno ore, che non rompano il cazzo...
Succede anche di assistere ad una delle più belle lezioni di musica mai viste in anni di medie, e di ritrovarsi commossi in aula con l'ascolto delle arie scelte per far riconoscere i diversi toni di voce ai ragazzi.
Succede che A. cominci a mangiare di più, a rifugiarsi meno in battaglie di mostri spaziali, mentre un compagno di classe, passato dal Navile a S.Donato, scelga di dormire meno per rimanere coi vecchi compagni (8 anni).
Succede anche che un supplente si presenti in quinta e proponga un problema in cui se un contadino ha un campo di 6 km quadrati metà coltivato a grano e metà a mais in cui il mais cresce 7 quintali per km2 e si venda a 12 euro il chilo e il grano 10 per km2 e si venda a 15 (n.b. i numeri sono csuali, non li ricordo più) quanti anni ha il contadino? facendo impazzire i geni della classe lanciati in tentativi di soluzione improbabili e gratificando immensamente il "problematico" che risponde, unico della classe, scrivendo un secco "e io che cavolo ne so?"
Succede che non sempre la carta igienica ci sia e che alcuni bambini abbiano merendine costose ma non i fogli nel quaderno.
Succede di ritrovarsi il primo giorno di scuola con il personale ATA sul tetto e la scuola piena di ragazzi che sotto la scorza che tentano di mostrare hanno una paura fottuta di quello che li aspetta.

Succedono un sacco di altre cose che ora come ora non mi vengono in mente, ma di bisognerebbe parlare di continuo. 

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