domenica 14 marzo 2010

Rialzati Bologna!

Serata fumosa al Locomotiv ieri sera.
Tanto da dire e tanto da ascoltare.
Poco prima delle 23, tre ragazzoni salgono sul palco e cominciano a suonare, suoni elettrici, rugginosi. Ecco uscire la voce narrante. Si parla di Bologna. Di un po' della sua storia, delle sue dinamiche. Rielaborazione musicata di questo libro. Modi diversi di rendere omaggio, di amare le pulsazioni vibrate da portici e rossi mattoni. Tante cose sono cambiate, non solo nella Grassa mangiatortellini. Ora di farsi sentire, di smettere di dormire comatosamente e ricominciare a sognare; di aprire gli occhi. Dopo le ultime vicende cittadine, ormai in parabola discendente, Brizzi e gli Yu Guerra hanno detto la loro. Con grinta, poesia e cuore. Insieme a loro guest star del calibro di Nadia delle Tremende e di Steno e della storica "Laida Bologna Crew".
Al termine della performance apprendo con orrore che uno dei punti di riferimento del passato, sede di confronti, note e suoni strappati ad amplificatori bronchitici rischia di chiudere per problemi d'affitto. D'affitto!!! Alla fine si torna sempre allo stesso punto, i soldi davanti al resto, che la cultura si adegui. Porcaputtana! E allora vengono i brividi ad ascoltare il pezzo di chiusura, "Rialzati Bologna", in attesa del ritorno di idee fresche e speranze...come di fiori che sbocciano dalla terra nella stagione in cui la natura è muta e fredda.
Tributo di rara fattura; riascoltare il singolo sotto il sole domenicale mi scuote ancora un po'. Ulteriore prova della maestria di Brizzi nel forgiare parole potenti, fotoparole dalla rugginosità punk.
In seguito sono saliti sul palco i Drink to me, demoni da palcoscenico capaci di ruggire ossessioni pazzesche ed intense. Un'ora assurda in cui, tra giri di strumenti, maschere, sonorità ipnotiche ed elettricità hanno sfondato il buio fumoso della sala entusiasmando gli animi dei presenti. Mai sentito un tale groove. Faranno strada.
La locomotiva guarda lontano, forgiandosi propri binari dalle molteplici direzioni.
E non è la sola.
Per fortuna, non è sola.

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