Ecco uno scrittore a cui mi sono accostato per caso, grazie a fortuiti snodi letterari. Un libro regalatomi pochi giorni prima di una partenza che, fin dal titolo, avverte di volerci portare alla riscoperta di ciò che giace sotto il freddo strato amnestico del tempo.
Un libro sottile, breve raccolta di storie e parole. Un libro da leggere con cura, senza ingordigia.
L'ormai fu Stern ci porta avanti e indietro, sulle ali di una memoria lucida e commossa, dietro a personalissime orme da calcare con discrezione. In questi sedici racconti ci muoviamo tra molteplici sentieri, osservatori silenziosi di cose che furono e che tendono a non esser più. Alcune mutate, altre dimenticate. Ogni racconto è diverso dall'altro. Ogni racconto condivide un'immensità con quelli circostanti. La raccolta è suddivisa in tre parti, una miscela di passato remoto, prossimo e presente. Un intreccio di sentieri capaci di ricreare con potenza storie custodite tra i monti e gli inverni di Asiago e dintorni. Con poche sillabe, anche senza esservi mai stati, ci scopriamo intimi di usanze, sogni e parole che tendono a diventare sempre più prerogativa di pochi.
Aprire queste pagine immerge in un dedalo altalenante di memorie e conoscenze. Quante nevi possono esserci nell'arco di un'anno? Quanti nomi per delle montagne? E poi, passeggiate a fianco di Levi, ombre partigiane, pastori, caprioli, animali dai nomi ingarbuglianti. Ristori, focolari, rugiade di fresche mattine estive.
Poche pagine da sorbire con lentezza, un passo alla volta. Un salto all'indietro da affrontare senza impazienza. Ottima occasione per ritrovarsi circondati da un qualcosa di totalmente sconosciuto e familiare, ritrovando un pezzo di quella memoria apparentemente abbandonata ad echi lontani.
Parole, suggestioni e ricordi di rara intensità e bellezza, da non lasciare impolverire e in cui ritrovare una parte di ciò che, nel frastuono presente, tende a rasentare l'oblio.
L'ormai fu Stern ci porta avanti e indietro, sulle ali di una memoria lucida e commossa, dietro a personalissime orme da calcare con discrezione. In questi sedici racconti ci muoviamo tra molteplici sentieri, osservatori silenziosi di cose che furono e che tendono a non esser più. Alcune mutate, altre dimenticate. Ogni racconto è diverso dall'altro. Ogni racconto condivide un'immensità con quelli circostanti. La raccolta è suddivisa in tre parti, una miscela di passato remoto, prossimo e presente. Un intreccio di sentieri capaci di ricreare con potenza storie custodite tra i monti e gli inverni di Asiago e dintorni. Con poche sillabe, anche senza esservi mai stati, ci scopriamo intimi di usanze, sogni e parole che tendono a diventare sempre più prerogativa di pochi.
Aprire queste pagine immerge in un dedalo altalenante di memorie e conoscenze. Quante nevi possono esserci nell'arco di un'anno? Quanti nomi per delle montagne? E poi, passeggiate a fianco di Levi, ombre partigiane, pastori, caprioli, animali dai nomi ingarbuglianti. Ristori, focolari, rugiade di fresche mattine estive.
Poche pagine da sorbire con lentezza, un passo alla volta. Un salto all'indietro da affrontare senza impazienza. Ottima occasione per ritrovarsi circondati da un qualcosa di totalmente sconosciuto e familiare, ritrovando un pezzo di quella memoria apparentemente abbandonata ad echi lontani.
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