martedì 18 maggio 2010

Età e sentimenti, una questione di stile

Stamattina su La Repubblica ho trovato un articolo che mi ha lasciata un pò perplessa. Secondo lo studio di un'èquipe di psicologi della Stony University di New York i sentimenti negativi regolati dall'ansia e dallo stress crescono in maniera costante dai diciotto anni in su per poi calare verso i cinquant'anni. Ogni età possiede un proprio stato d'animo, la rabbia che in età adolescenziale ci regolava gli umori come bombe ad orologeria col passare del tempo si trasforma in ansia e stress che vuol dire in una sola parola: affanno. Se i cinquantenni possiedono il meritato equilibrio apparentemente è dovuto al fatto che in una società come la nostra solo a questa età puoi cominciare ad allentare la cinghia. Ma neanche tanto. Quelli che ora hanno i cinquanta si trovano con figli trentenni che passano da un lavoro all'altro e senza sicurezze non possono permettersi il lusso di staccare il cordone ombelicale. La famiglia italiana, certo non manda questi figli all'avanguardia, preferisce tenerli in casa facendo a meno della balera e del parrucchiere al sabato mattina. Alla rabbia si preferisce così l'ansia, meglio un figlio stressato che uno incazzato. L'ansia è anche più facile da curare mentre l'incazzo è una cosa che logora fino in fondo e non c'è rimedio. L'equazione non mi è mai stata chiara fino in fondo. Anche Gramellini nell'odierno Buongiorno ci ricorda che l'età infondo è anche questione di stile. Lui parla di precari rugosi e anziani ancora figli che riempono la nostra vita di parole e atteggiamenti bizzarri (come ad esempio la nonna che accompagna tutte le mattine il nipote a scuola e non va via finchè non l'ha salutato per la centesima volta dalla finestra sul cortile). L'affetto è da premiare, ma l'ottimismo di cui parlano questi ricercatori io vorrei proprio palparlo. Certo potrei avanzare la mia perplessità affermando che la ricerca è stata condotta su 340mila americani tra i 18 e gli 85: dopo i 50 anni, dicono i ricercatori, mostrano un aumento del benessere psicologico generale grazie alla crescita delle sensazioni positive e a livelli più bassi di emozioni negative. Questo in parte dovuto alla stabilità del lavoro e al fatto che i figli son cresciuti. Un'altra ricerca dimostrava come non sono stipendi da "parlamentari italiani" a dar serenità ma la stabilità finanziaria costante che crea qualità nell'andamento delle cose. Quindi meglio uno stipendietto alla Ragionier Fantozzi per tutta la vita che oscillare fra ville e veline, ops villine che un domani potrebbero finire in una possibile lista di un Anemone qualsiasi. Età e sentimenti dovrebbero seguire un andamento proporzionale invece che essere mera questione di stile. Certo mi viene da sorridere se penso che in America ricerche come questa sono sovvenzionate mentre qui da noi i ricercatori per farne anche di più importanti devono fare una campagna pubblicitaria per chiedere il 5xmille. Senza voler troppo screditare il lavoro dei nostri amici americani, forse il miracolo è tutto da ricercarsi nello stile di vita che questi conducono o forse dell'utilizzo che fanno di certe buone notizie. Fatto sta che hanno sempre qualcosa da mostrarci. Ridono sempre questi cinquantenni, anche quando li incontri in giro per qualche via del centro storico a fare shopping, trasudano ottimismo e ilarità. Beati loro verrebbe da dire, qui da noi hanno ancora molto da fare, forse anche troppo. Chissà se qualcuno sta già pensando ad una ricerca sulle possibile alternative che questi padri possono ancora offrire. Altro che questione di stile!



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