venerdì 7 maggio 2010

"American Tabloid" di James Ellroy

Finalmente sono riuscito a leggere il libro che ha ispirato Q! Anche se, a mio modesto parere, in questo caso gli allievi (sempre che di allievi si possa parlare), preso l'imputo, hanno battuto personalissimi sentieri finendo per superare di gran lunga il maestro. In ogni caso, de gustibus e torniamo al libro.
Un libro cupo, ingarbugliato, pieno di deviazioni, rovesciamenti, doppi giochi portati all'estremo. Di sesso, marciume, denaro, potere, di morti e di vivi, di rancori e sguaiatezze. Un cubo di rubik su carta. In cui nomi, persone, alleanze ed idee si rovesciano con la facilità di un bicchiere di carta e con le violente conseguenze di un uragano.
America 1958-1963. Mafia. Cuba. Kennedy. Cia. Fbi.
America dietro le quinte, quando la storia si tinge di fiction ed anche tornando indietro a leggere, tutto sembra eccessivamente incasinato per filare come deve. Eppure fila. Vortica bastardamente. Da un capitolo all'altro si alternano tre paia d'occhi, intervallati da documentazioni di vario tipo (tabloid, messaggi, intercettazioni). Ellroy, che nello stesso periodo era sceso nei propri luoghi oscuri per dare aria e fare un po'di luce, applica lo stesso trattamento alla storia recente degli States. E cazzo, se inchioda e fa tremare il lettore!
La ricostruzione storica è minuziosa e ingannevole. In che punto inizia realmente la fiction? Va bene, i protagonisti sarrano pure frutto della penna di Ellroy, così come molti comprimari, ma il loro intreccio con gli attori di Storia fatti di carne è ipnotizzante e potentemente realistico. Rispetto al viaggio nei suoi inferi personali, non mi ha mai annoiato. Anzi, in certi momenti tende talmente la corda da rendere insopportabile il proprio ritmo di lettura. Grandioso.
A questo punto sarò costretto ad aggiungere alla torre di Babele sul comodino i capitoli successivi (qui e qui) di questo ritratto in tre atti della figlia borderline d'Europa.
Non subito ma presto.
Comodino permettendo...

1 commento:

  1. il comodino si lamenta e la lampada, tristemente piegata al bordo, reclama il suo posto. Ho fatto bene ad alzare il quadro ma cerchiamo di non creare troppe linee asimmetriche.

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