sabato 17 aprile 2010

"Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé" di Alice Miller

Chiunque bazzichi le periferie della psicologia sa che uno degli ostacoli al benessere delle persone risiede nello sviluppo di un Sè vero, personale e libero d'esprimersi. La capacità di percepire ed essere in contatto con i propri bisogni più puri e vitali. In questo breve ma intenso saggio la Miller affronta molto chiaramente come questo possa o meno svilupparsi, le conseguenze di una sua precoce e prolungata frustrazione e le finalità che, secondo quest'ottica, assume la psicoterapia. Fin dalle prime pagine l'autrice ci spiega come ritenga concetti quali rinascita o cancellazione dei danni e delle ferite del passato totalmente utopici e insensati. Il passato è quello che è, ma noi siamo esseri in divenire, capaci di cicatrizzazioni sorprendenti, di grandiosi recuperi dell'integrità perduta, capaci di riconoscere e accettare appieno la nostra storia. Solo così riusciremo ad evitare di sottoporre chi ci sta intorno, figli e bambini in primis, agli stessi maltrattamenti da noi subiti in passato. A non agire attivamente ciò che è stato subito passivamente.
Nell'avanzare dei capitoli, espone l'impatto trangenerazionale, culturale e sociale di una mancata elaborazione delle sofferenze infantili. Trae i suoi esempi dalle storie dei suoi pazienti, dalla vita di scrittori ed artisti, dalla Storia stessa, indicando il mancato riconoscimento, la frustrazione dei bisogni più spontanei e irrinunciabili di neonati e bambini (sicurezza, affetto, protezione, contatto, sincerità, calore, tenerezza), per il soddisfacimento di quelli degli adulti, come radice della violenza. Parafrasandola, la repressione precoce di sentimenti naturali come come rabbia e paura porterà in futuro allo sfogo di queste forti emozioni verso i propri figli (abusi, maltrattamenti) o addirittura intere popolazioni (xenofobia, nazionalismi...).
Ma tale repressione non è da intendersi come la chiave di un ciclo perpetuo. La fiducia che la Miller ripone nelle risorse umane è grande e sincera. Accettare la verità, guardarla in faccia, imparare a conviverci, così da poter riprendere in mano la propria essenza ed cominciare ad esprimerla.
Potremo mai liberarci delle nostre illusioni?
Con questa frase la mente mi ritorna alle parole espresse poco tempo fa da Monicelli. In fondo, si ritorna sempre a dire che bisogna guardarsi dentro, capire i propri bisogni e sentimenti reali e viverli, esprimerli. Senza soccombere a quelli che ci vengono imposti. Non importa se dai genitori, dai media o da che vi si nasconde dietro.
In conclusione:
Gli individui che (...) non hanno dovuto subire violazioni alla loro integrità (...) saranno intelligenti, ricettivi, capaci d'immedesimarsi negli altri e molto sensibili. Godranno della gioia di vivere e non avranno affatto bisogno di far del male agli altri o a se stessi. Useranno il loro potere per difendersi, e non per aggredire (...) non saranno mai nella condizione di capire come mai i loro avi del passato abbiano dovuto impiantare una mastodontica industria bellica per sentirsi a loro agio e sicuri nel mondo. (...) saranno in grado di affrontare in maniera più razionale e creativa le minacce presenti nella realtà.
Forse un po'utopica, forse molto psicologese, ma mai quanto adesso si sente il bisogno di Veri Sè per far fronte all'odierni disagio nella civiltà.

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