lunedì 22 febbraio 2010

"44 Scotland street" di Alexander McCall Smith

Finalmente un romanzo inaspettato, da un autore per troppo tempo ignorato e sfuggito. Purtroppo la modalità con cui scelgo un libro(un mix tra l'intriganza della copertina e la curiosità della storia riassunta) è spesso alquanto vergognosa e superficiale, ma non ci posso fare niente. Sto crcando di curarmi dal terribile morbo dell'Aesteticam Praegiuditiis, ma non posso dire di esserne ancora totalmente uscito. Curiosamente, proprio dall'ironica penna di questo irlandese dallo sguardo affabile, per bocca di uno dei personaggi più eccentrici del romanzo, è uscita una rilessione/ammonimento verso questo virus così esteso:

Avranno anche avuto lineamenti regolari, quelle persone, ma erano comunque brutte perchè in genere erano fatue. La regolarità, senza un valore metafisico a sostenerla, una bellezza dell'anima o del carattere, era più deludente, e repellente, di un'onesta casualità, di un umano disordine. Era più deludente perchè prometteva qualcosa che in realtà non c'era (...) Era superficiale e illusoria.

Ecco, forse ritrita, ma mai banale. Perfetta per descrivere il modo con cui troppo spesso non mi sono avvicinato ad un libro. E con le persone? Questa è un'altra storia, in quel caso il morbo è forma di un'estesissimo e variegato soffrire. Una patina apatica, stretto vestito di relazioni (a)sociali. Fortunatamente gli anticorpi sono tanti e ricchi di sorprese.
Ma come dicevo, è un'altra storia, torniamo a quella in questione. Il romanzo è un meraviglioso spaccato di vita degli inquilini di una palazzina edimburghese (ma si dice così). Una serie di fotografie di desolazioni e rovelli contemporanei, condito da una splendida, inaspettata ed irresistibile ironia. Da questa palazzina si dipanano più storie che si alternano ed intrecciano in uno splendido valzer dalle olteplici sfumature. Se con Welsh avevamo conosciuto il lato "oscuro", "marcio" e "dannato" (quante virgolette!!!) di Edimburgo, con McCall Smith ne osserviamo uno apparentemente più comune. Ma dietro ogni porta sono contenute storie, personalità ed eccentricità del tutto diverse, parte di un cosmo ben più esteso di quello scozzese. Assistiamo a nevrosi, desideri, trambusti sentimentali; a svariate sfaccettature di un poliedro in continua mutazione. Si gioca su cliches, li si rovescia. Si guarda Edimburgo e la Scozia con gli occhi di un innamorato. Si può amare una città? Non vedo perché no. Pregi, difetti, orrori, splendori, desolazioni e fiducia sono ben disordinati davanti ai nostri occhi. Nella sua imperfezione, tutto diviene perfetto. Giusto così com'è fatto.
Romanzo piacevolissimo che culla e smuove dolcemente il pensiero del lettore.
Mi sento pronto a superar "l'ostacolo" delle altre copertine.

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