sabato 26 dicembre 2009

"Juliet, Naked" (Tutta un'altra musica) di Nick Hornby

A dispetto del titolo italiano, l'ultima opera di Hornby è la solita, splendida melodia a cui ci ha abituati.
La facilità con cui riesce a ricreare spaccati di vita reali, nevrosi, dubbi, solitudini, gioie ossessioni e tutte le altre sfumature e gradazioni della vita è unica. Nei suoi libri c'è una parte di noi. I suoi personaggi ci ricordano come siamo fatti. Ci fanno gioire insieme a loro. Preoccparci. Piangere. Sperare.
Inoltre, con "Juliet, Naked", viene sviluppato ed approfondito il ragionamento e la descrizione del concetto d'arte che era stato meravigliosamente riassunto nella novella "Gesù dei capezzoli" (contenuta nella raccolta "Le parole per dirlo", edito da Guanda).
Anche questa volta ci viene mostrato lo scorrere e l'intrecciarsi di diverse quotidianità. Vengono poste molte domande, senza la pretesa di dare pompose risposte, eccetto quella che la vita deve essere vissuta e colorata. Eh, che novità direte, ha scoperto l'acqua calda... posso anche essere d'accordo con questa constatazione, ma il ricordarci che è meglio immergersi in più colori, invece che nel solito grigiume, che è preferibile scontrarsi contro un muro per poi leccarsi le ferite, piuttosto che atrofizzarsi specializzandosi in apatia, per poi accorgersi che "Tho! Ho solo dei rimpianti. Anzi, neanche quelli" per quanto banali sono concetti che vanno rimarcati.
I libri di Nick Hornby sono un inno alla vita. Alle preziose rarità che può riservare. Alle intense emozioni con cui può sorprenderci. Come ho detto prima, parlano di noi. Incredibilmente bene.
Inoltre sono dotati di una scrittura incredibile. Non sono mai scontati, anche quando sembrano non poter far altro che esserlo.
Una benedizione per la narrativa.

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