In piena rilassatezza domenicale tento di richiamare alla memoria altri libri di un passato più o meno recente.
Se con "Il nome della rosa" il caro Eco aveva voluto canzonarci con un pseudo-romanzo storico (sinceramente non so perchè, ne ho letto su "New Italian Epic" in un passaggio sul postmodernismo ma non saprei dire di più sull'argomento) con Baudolino la canzonatura diviene più marcata e improvvisa, teletrasportando violentemente il lettore dallo (pseudo)storico ad un fantasy dalle sfumeture storiografiche. La qual cosa, ammetto, m'infastidì parecchio. Il libro è scritto molto bene e fin da l'inizio, per chi legge, è lampante quanto il romanzo sia solo ambientanto in un epoca passata (medioevo ai tempi del Barbarossa) e ne voglia riempire i buchi in maniera semiseria. Per 3/4 della storia accompagnamo questo Baudolino, bugiardo colossale la cui storia «solo un altro bugiardo come lui avrebbe potuto raccontare», in svariate peripezie più o meno comiche. La lettura scorre. Scorre molto bene. La storia, per quanto palesemente fantasiosa, è realistica, anche grazie ai passaggi in cui ci viene mostrato un possibile volgare dell'epoca.
Ma improvvisamente... cambia tutto. L'ambientazione diviene palesemente e volontariamente inverosimile per quanto fortemente allegorici. I fatti degni di un buon libro fantasy.
La scrittura rimane buona, molto buona, ma lo stridore che tale rivoluzione di genere crea in chi legge è simile ad una grotta in cui migliaia di lavagne vengano prese ad unghiate. Il prosieguo della lettura è sofferente. Il gioco della verosimilità della storia rotto. Si continua a leggere ma con un po' d'insoddisfazione.
Conoscendo Eco, credo che questa rottura, questo netto passaggio realistico/fantasy, sia voluto, cercato, studiato. A posteriori è entusiasmante pensare a come sia riuscito a fondere miti e dicerie dell'epoca, ricostruzione storica e menzogna. Noi stessi lettori cadiamo vittima dei tanti inganni che questo personaggio è capace di edificare.
Per questo motivo consiglio vivamente la lettura, nonostante mi abbia fatto tanto soffrire durante la lettura. Tutto scorre come un fiume e niente è lasciato al caso. Lo stesso effetto sgradevole del cambio di direzione della storia è un colpo di genio dell'autore e la potenza delle reazioni che scatena ne è uno splendido sintomo.
Mi piacerebbe sentire il parere di chi mastica teorie letterarie in maniera più approfondita. Potrebbero svelare le mille sfaccettature nascoste in questo labirinto letterario caleidoscopico. Per ora preferisco lasciarvi alle parole dell'autore poco prima dell'uscita del romanzo.
Se con "Il nome della rosa" il caro Eco aveva voluto canzonarci con un pseudo-romanzo storico (sinceramente non so perchè, ne ho letto su "New Italian Epic" in un passaggio sul postmodernismo ma non saprei dire di più sull'argomento) con Baudolino la canzonatura diviene più marcata e improvvisa, teletrasportando violentemente il lettore dallo (pseudo)storico ad un fantasy dalle sfumeture storiografiche. La qual cosa, ammetto, m'infastidì parecchio. Il libro è scritto molto bene e fin da l'inizio, per chi legge, è lampante quanto il romanzo sia solo ambientanto in un epoca passata (medioevo ai tempi del Barbarossa) e ne voglia riempire i buchi in maniera semiseria. Per 3/4 della storia accompagnamo questo Baudolino, bugiardo colossale la cui storia «solo un altro bugiardo come lui avrebbe potuto raccontare», in svariate peripezie più o meno comiche. La lettura scorre. Scorre molto bene. La storia, per quanto palesemente fantasiosa, è realistica, anche grazie ai passaggi in cui ci viene mostrato un possibile volgare dell'epoca.
Ma improvvisamente... cambia tutto. L'ambientazione diviene palesemente e volontariamente inverosimile per quanto fortemente allegorici. I fatti degni di un buon libro fantasy.
La scrittura rimane buona, molto buona, ma lo stridore che tale rivoluzione di genere crea in chi legge è simile ad una grotta in cui migliaia di lavagne vengano prese ad unghiate. Il prosieguo della lettura è sofferente. Il gioco della verosimilità della storia rotto. Si continua a leggere ma con un po' d'insoddisfazione.
Conoscendo Eco, credo che questa rottura, questo netto passaggio realistico/fantasy, sia voluto, cercato, studiato. A posteriori è entusiasmante pensare a come sia riuscito a fondere miti e dicerie dell'epoca, ricostruzione storica e menzogna. Noi stessi lettori cadiamo vittima dei tanti inganni che questo personaggio è capace di edificare.
Per questo motivo consiglio vivamente la lettura, nonostante mi abbia fatto tanto soffrire durante la lettura. Tutto scorre come un fiume e niente è lasciato al caso. Lo stesso effetto sgradevole del cambio di direzione della storia è un colpo di genio dell'autore e la potenza delle reazioni che scatena ne è uno splendido sintomo.
Mi piacerebbe sentire il parere di chi mastica teorie letterarie in maniera più approfondita. Potrebbero svelare le mille sfaccettature nascoste in questo labirinto letterario caleidoscopico. Per ora preferisco lasciarvi alle parole dell'autore poco prima dell'uscita del romanzo.
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