E' una pellicola che incanta, che inchioda alla poltrona alternando sublime poesia a profondo orrore. La storia inizia nell'inverno del 1943 e ci mostra, come un documentario, la vita contadina di un tempo non così lontano come può sembrare e le tante cose che sono andate perdute nella giostra che ci ostiniamo a far girare sempre più vorticosamente. Ritrovarsi in un fienile a parlare mentre si finisce d'intrecciare cestini, vedere le lucciole sorgere dal nulla per ricordarci della loro candida fragilità, osservare un albero prendere vita in un tramonto. E i frondosi silenzi che compongono melodie sempre nuove.
Aggiungete a questo una fotografia di rara bellezza e la poesia in cui il regista può calare lo spettatore è fatta.
Tutto ciò, però, è solo una parte del film. L'orrore che si sta per abbattere sulla popolazione, l'atrocità e l' eterna lentezza della violenza colpiscono alla bocca dello stomaco, lasciando senza fiato. Nonostante si entri in sala consapevoli di ciò che accadrà, ci si trova storditi davanti a tanta apocalisse. L'abitudine alla sboroneggiante e gratuita violenza holliwoodiana fa sentire il contraccolpo di un'agonia portata all'estremo. Siamo lì anche noi. Siamo inchiodati alle poltrone. Impotenti e incazzati.
Nel finale, appare l'uomo che verrà, riuscito a scampare alle atrocità umane che lo circondavano e di cui ha ignorato ed ignora l'esistenza. Gli rimaranno solo i racconti di tutto ciò che c'era prima. Ci rimangono solo racconti.
Personalmente lo ritengo uno dei film più belli mai visti, potessi farlo, porterei vagonate di studenti a vederlo. A quei pochi che conosco potrebbe servire a superare la passività dia-logica a cui si stanno assuefacendo. Ma questa è un altra storia (?).
Aggiungete a questo una fotografia di rara bellezza e la poesia in cui il regista può calare lo spettatore è fatta.
Tutto ciò, però, è solo una parte del film. L'orrore che si sta per abbattere sulla popolazione, l'atrocità e l' eterna lentezza della violenza colpiscono alla bocca dello stomaco, lasciando senza fiato. Nonostante si entri in sala consapevoli di ciò che accadrà, ci si trova storditi davanti a tanta apocalisse. L'abitudine alla sboroneggiante e gratuita violenza holliwoodiana fa sentire il contraccolpo di un'agonia portata all'estremo. Siamo lì anche noi. Siamo inchiodati alle poltrone. Impotenti e incazzati.
Nel finale, appare l'uomo che verrà, riuscito a scampare alle atrocità umane che lo circondavano e di cui ha ignorato ed ignora l'esistenza. Gli rimaranno solo i racconti di tutto ciò che c'era prima. Ci rimangono solo racconti.
Personalmente lo ritengo uno dei film più belli mai visti, potessi farlo, porterei vagonate di studenti a vederlo. A quei pochi che conosco potrebbe servire a superare la passività dia-logica a cui si stanno assuefacendo. Ma questa è un altra storia (?).
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