martedì 5 gennaio 2010

"Under the dome" (incomprensibilmente chimato solo "The dome" nella versione italiana) di Stephen King

Chiudere un libro del signor Re lascia sempre un senso di malinconia, di uggiosità interiore, anche se non rientra nella "top ten" delle sue opere (e devo ancora capire se quest'opera ci rientri oppure no).
Che posso dire dopo 1036 pagine di patèmi? Come rendere onore ad ogni persona che ho conosciuto leggendo? La storia, di per sè, non è niente di strabiliante: un paese rimane chiuso dentro una cupola misteriosa e gli abitanti al suo interno tirano fuori il meglio ed il peggio di sè.
Punto.
Non sembra strabiliante messa in questi termini, vero?
In effetti no. A strabiliare è, come al solito, l'immensa capacità di quest'autore nel dar vita a personaggi reali, a creare intrecci narrativi degni dei più abili filatori ed a far nascere, in chi legge, emozioni di rara intensità (e non sempre belle...). Insomma, quando uno sa scrivere, sa scrivere, c'è poco altro da dire. In circa un anno e due mesi King ha arricchito il Maine di un'altro paesino "dannato" con cui ci ha mostrato, per l'ennesima volta, a che punto siamo come umanità. Sul risvolto della terza di copertina c'è scritto che questo libro è epica allo stato puro. Può darsi, non sono certo io il più ferrato a stabilirlo. Sicuramente tutto ciò che viene letto è realistico, reale.
I personaggi sono tantissimi (per questo, e per fortuna!, ad inzizio libro c'è un elenco dei personaggi più importanti) e lo sguardo su di loro e ciò che gli accade è a 360°, se non di più. Ogni capitoletto di ogni parte del libro cambia soggetto, punto di vista, io narrante... per questa opera ha sfoderato tutte le sue capacità narrative (e non sono poche...). Il sangue che scorre è tanto (così ad occhio credo sia il suo secondo romanzo con più morti ma potrei sbagliare) e non sempre riusciamo a mandarlo giù in maniera indolore (come riescono orribilmente a fare molti tg). Il bello dei suoi racconti è che non si può mai dare nulla per scontato, neanche quello che si è riusciti a prevedere. Inoltre, rispetto ad una volta, il carico allegorico dei suoi lavori diviene sempre più intenso (o forse prima non riuscivo a coglierlo io, chissà...) e non voglio lanciarmi in interpretazioni, elenchi e collegamenti, più o meno scontati, o almeno, non voglio farlo in monologo. Se mai qualcuno leggerà e aprirà dibattiti sull'argomento, ben venga, sarebbe molto stimolante (anche perchè su King si potrebbe parlare per ore).
Leggevo oggi mentre ero in fila una delle due aperture all'ultima opera di Brizzi, "La nostra guerra", e mi è parsa immediatamente adatta a commentare anche "Under the dome". E' un brano tratto da "Le origini del fascismo in Italia" di Gaetano Salvemini:

Per compiere il primo passo in un certo genere di azioni delittuose non occorre una intelligenza superiore alla media; ciò che si richiede è soltanto una mancanza di scrupoli oltre il normale.
Al momento di compiere il primo passo tutti gli altri successivi non sono previsti; ma chi comincia ad agire male continua ad agire male, per evitare le conseguenze del primo fallo.
Solo quando la catena di cause ed effetti è arrivata alla sua conclusione, quegli uomini che hanno seguito le cose sino ai loro imprevisti risultati fanno la figura di avere condotto gli eventi verso la meta prestabilita.

Ecco, queste parole descrivono molto bene quello che accade agli "incupolati" di Chester's Mill. Sono più adatte a descrivere le azioni di una folla che quelle dei burattinai che tentano di manovrarla. King, col suo romanzo, ci mostra come possano essere messe in atto da caso, stronzaggine, violenza e paura. A modo suo ci dà del materiale su cui riflettere e lasciate stare i suoi aspetti più macabri, fantascientifici od horror; usa storie realistiche mescolate a fantasia per non terrorizzarci fino in fondo. Perchè la descrizione che sa fare degli angoli bui dell'animo umano sono agghiaccianti riprese e le esagerazioni le rendono meno spaventose a chi legge... forse.
Mi sono voluto focalizzare su questo sfiorarsi che caratterizza gli ultimi libri da me letti anche in onore al terzo anno di NIE (senza puntini intermedi!) che ha stimolato questo raccoglitore saltuario di pensieri su ciò che più mi piace: la narrativa e le narrazioni. Per chi fosse interessato c'è qui un articolo molto interessante, condito di approfondimenti notevoli.
Tornando alla "Cupola", sarebbero tante le cose da dire, i commenti da fare e le allegorie da confrontare, chissà se se ne riuscirà a dibattere.
Il libro resta comunque meraviglioso (forse non dei suoi migliori o forse no, devo ancora decidere) e trascinante. Chi conosce già l'autore non rimarrà deluso, chi non lo conosce... non sa cosa si perde!!!

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti su questo blog sono liberi ed aperti a tutti (esclusi troll o "piromani" da web). Da chi commenta in forma anonima è gradita una qualsiasi forma di riconoscimento (firma, sigla, nick), renderà più facile parlarci.