Ieri sera alla casa delle culture di Casalecchio abbiamo passato una serata intensa, piacevole e ricca di spunti di riflessione profondi. L'incontro era uno dei tanti organizzati in occasione del 150° anniversario dell'unità d'Italia, ma i canali che abbiamo sentito aprirsi in quell'intima lezione di storia e umanità, necessitano di maggiori energie e attenzioni per essere trattati come meritano. Prommetto di farlo (di provarci, dai) nei prossimi giorni, anche se sarà dura ricreare l'intima atmosfera che ci ha avvolto.
Ma sto divagando.
Mentre si aspettava di entrare nella sala, gironzolavo per l'ingresso della casa, un ampio salone ricco di punti in cui fermarsi a leggere, perfetta anticamera di una biblioteca. Uno sguardo a riviste di vario genere (di quelle senza tette o culi a lampeggiare in copertina, per intenderci) e l'occhio cade sui volantini del punto informazioni.
Un panda dagli occhi sbarrati, un particolare pericolo di crollo precedevano il titolo di questo articolo, in cui vengono trattati i tagli ai servizi di welfare che, in questa cittadina alle porte di Bologna così ricca di iniziative culturali e sociali, vengono fatti con la solita cieca, gretta, supponente ignoranza da politicanti con gli occhi incapaci di superare le punte dei piedi. Dei propri. Figuriamoci quelli degli altri.
Cosa succede?
Succede che i colpi d'accetta che il governo sta tirando a destra e a manca a servizi a dir poco fondamentali, cominciano a farsi sentire in modo sempre più pesante sui vari territori. Qua a Bologna si prova a tirar la cinghia, ma i primi segni di cedimento cominciano ad esserci. Negli ultimi anni non poche cooperative sociali, fino a pochi anni fa non troppo grandi ma ben salde, rischiano di chiudere o lo hanno già fatto e non tutti i posti di lavoro e servizi garantiti alle varie utenze sono riusciti ad essere confermati.
Da educatore, sono sempre più consapevole dell'enorme valore umano, ma anche economico, che determinati servizi possono portare, sia nel breve che nel lungo periodo (qua un piccolo esempio inglese) e rimango basito nel constatare come certi cazzoni che dovrebbero garantire il buon governo, o perlomeno la buona amministrazione, non riescano a ficcarselo nella zucca. Ma tanto, il welfare mica si mangia...
Ma sto divagando ancora.
La questione importante è che a Casalecchio di Reno sono stati fatti dei tagli consistenti su servizi legati a minori ed handicap. Perciò, non solo una ventina di persone rischierà di rimanere senza lavoro (eeeeh, la crisi...) ma un territorio viene inaridito di quelle attività che permettono un maggior sviluppo del benessere sociale senza consultazioni di alcun genere.
Fortunatamente le educatrici ed educatori della zona si sono organizzati ed hanno cominciato a resistere, a far sentire la propria voca. A informare le tantissime famiglie che si ritroveranno ad un tratto nella merda.
Non è una cosa da poco, visto quanto sia difficile per chi svolge questo tipo di lavoro (così sparso e frammentato sul territorio e così privo di vaste occasioni di scambio) organizzarsi in maniera consistente. Queste ragazzi e ragazze l'hanno fatto, stanno tentando una mobilitazione che non riguarda solo il loro posto di lavoro ma la comunità stessa.
Ricopio qua sotto il volantino ed i contatti, è un po' lungo e dice cose in parte già esposte ma merita comunque di essere letto con molta attenzione. Per chi fosse interessato ad approfondire la questione, qui il blog che si occupa degli aggiornamenti delle situazioni che riguardano il territorio.
Siamo educatori ed educatrici, operatori ed operatrici impegnati nei Servizi dei comuni del distretto di Casalecchio. Ci occupiamo del disagio sociale, da quello minorile all'handicap. Significa che ogni giorno affrontiamo situazioni di devianza, di povertà, di disagio, di abbandono sociale, di emarinazione, nelle scuole, nei centri giovanili e sul territorio.
Però i Comuni del Distretto e l'ASC Insieme hanno deciso senza fare tanta pubblicità, e senza alcuna discussione con gli attori dei servizi sociali, di tagliare su importanti aree come i minori e l'handicap. Una somma che per l'anno 2011 sarà sicuramente superiore al 1.500.000 euro e chemetterà in pericolo posti di lavoro (si stimano almeno 15-20 esuberi) e rischierà di azzerare 20 anni di esperienze di lavoro sociale ed educativo sul territorio.
Un tagliodi questo genere vuol dire decine di migliaia di ore di lavoro in meno in un anno sugli alunni disabili nelle scuole, togliendo loro un'ulteriore opportunità di integrazione sociale.Significa privare un territorio come quello di Casalecchio e dei comuni limitrofi di opportunità aggregative positive ed educative, aumentando il rischio di situazioni dannose per la cittadinanza, incrementando il rischio di atti vandalici e di microcriminalità.Vuol dire espellere dal mondo del lavoro un numero significativo di operatori sociali, con la loro professionalità e l'esperienza così importanti per la comunità ma così poco spendibili su altri terreni lavorativi.Politici e dirigenti hanno preso questa decisione in modo verticistico sulla testa dei lavoratori e dei cittadini senza consultarsi né con gli uni né con gli altri. Senza dare parola a chi quei servizi li vive, ne usufruisce o contribuisce a farli funzionare quotidianamente.
Esprimiamo il chiaro rifuto ad ogni tipo di taglio e licenziamento, soprattutto nella misura in cui non si fa nessuno sforzo per ridurre gli sprechi, a partire dai salari dei dirigenti degli enti.
Pensiamo che i tagli al nostro settore oltre ad essere ingiusti per i lavoratori che perderanno il lavoro e per i cittadini a cui saranno tolti importanti servizi socio-sanitari, siano una misura antieconomica: molti dei servizi che si vogliono tagliare sono di prevenzione e dai costi abbastanza contenuti, che sono però in grado di evitare molti invii in comunità terapeutiche molto più costosi e sempre a carico delle amministrazioni sociali.
Pensiamo che se i servizi debbono essere ripensati, ciò non può avvenire senza consultare chi quei servizi contribuisce a farli funzionare.
Chiediamo ai cittadini, genitori, colleghi e associazioni di mobilitarsi: non si tratta di un semplice attacco ad una categoria di lavoratori, ma della messa in discussione di un sistema di welfare che è un diritto di tutta la cittadinanza.
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