giovedì 4 novembre 2010

Spigolando si impara

La rete è un mezzo potente e su questo siamo d'accordo tutti, ma preferisco di gran lunga il contatto diretto davanti ad un buon piatto di polenta dove circolano le idee e si discutono i metodi e i sistemi per arrangiarsi un pò. Consigli pratici e utili che variano e oscillano dal come si prepara una marmellata di rosa canina a come si spigola in mezzo ad un campo. Spigolatura, la novità che è stata al centro di questo nostro week-end lungo passato fra i monti della val di Sole in Trentino. Non avevo mai sentito parlare di questa cosa ed ora che ne sono a conoscenza non posso farne a meno. E' più forte di una droga o di un qualsiasi passatempo inventato per occupare le menti e il corpo. Brevemente riporto quanto felicemente ho appreso.
La spigolatura esisteva nel mondo contadino quando veniva permesso ai più poveri, dopo la mietitura di un campo, di fare un secondo giro per raccogliere le spighe rimaste a terra. Evitando lo spreco si evitava la fame. Si spigolava per necessità ma anche perchè nella tradizione dei "nonni" la terra non sempre regala in abbondanza e allora meglio trattare tutto come un bene prezioso, perfino gli scarti. Non si spigolava solo con il grano ma anche con la frutta, la verdura, i legumi e cereali e in certi casi anche con il carbone e la legna per riscaldarsi dalla morsa invernale. Che la teoria economica moderna non prenda in reale considerazione la spigolatura è dato certo e lo dimostra la totale disinformazione che ruota attorno a questa antica pratica. Provate a chiederlo ai vostri amici, provate a proporlo in giro, nei migliori dei casi vi sentirete presi in giro. Anch'io l'ho pensato quando me l'hanno proposto. Tuttavia come in tutte le cose migliori basta andare un pò a fondo e scoprire che l'alternativa è sempre possibile. Peccato non averla conosciuta prima, peccato non poter aggiornare il nonno che ci mandava in avanguardia a prendere le mele cotogne avanzate. Mi piacerebbe dirglielo ora: non era rubare, caro Nonno, potevamo camminare lenti e tu potevi accompagnarci fin sotto gli alberi senza rimanere come un cane a fare la guardia. Ne sono sicura. Ho raccolto mele e pere, ne avremo fino a Natale e posso variare nel menù senza sentirmi ingorda, è bastato abbassare la mano al livello della terra e raccogliere quello che oggi sarebbe finito in concime. Ci siamo organizzati, se la cosa è pianificata si possono mettere da parte davvero tanti buoni prodotti. E' bastato solo essere informati, il resto viene da sè, se hanno già raccolto si può fare un secondo giro e non è detto che vada peggio. La natura non conosce classi, ma tempi di raccolto e sospensioni. Quello che rimane sull'albero e quello che cade in terra, quello che finisce nel cestino, quello che abbandona il contadino

Me ne andavo al mattino a spigolare
Quando ho visto una barca in mezzo al mare:
Era una barca che andava a vapore,
E issava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
È stata un poco, e poi s’è ritornata;
S’è ritornata, e qui è venuta a terra;
Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.

L'umiltà che avvicina la mano alla terra è l'umiltà dell'uomo che non deruba ma custodisce.

[Il brano sopracitato proviene da qui]

2 commenti:

  1. Frugando tra erba, foglie e concime saltano fuori frutti incredibili. Un po'ammaccati o forati da vermicelli golosi ma buoni come quelli tirati a lucido, chirurgicamente impeccabili, che strabordano sui banchi frutta dei supermercati. Anzi, molto di più!
    Frutti gobbi, sghembi, contorti, dalle qualità nascoste. Sopravvisuti alle intemperie senza l'aiuto di sostanze o di cappottini chimici. Portano seco storie e sapori da raccontare, non hanno fretta di degenerarsi come i loro cugini moderni più instabili.
    Crescono e cadono, aspettando mani non appesantite da pregiudizi estetici.
    Una bontà in tutti i sensi.

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  2. troppo valida la spigolatura!davvero una bella scoperta!

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