lunedì 18 aprile 2011

"Infinite jest" di David Foster Wallace

Ho iniziato a scrivere questo post a pagina 373 del romanzo e 1222 delle note. Era il 15 novembre, il cielo era nuvolo e alcune idee a rischio di perdersi per sempre.
Cazzo, che romanzo! Almeno finora. So ancora poco dell’autore, pochissimo, ma, senza entrare in spoiler a me sgraditi, sono convinto che in questo mattone vero e proprio, tra i più duri da digerire che abbia mai letto, siano celate così tante di quelle cose da non poter nemmeno pensare di venirne a capo.
BUM!!! direte voi, e forse non sbagliate, ma il romanzo è zeppo di vita, di scenari inquietanti e dolorosamente realistici, orrori e patologie contemporanei, li trasuda letteralmente; in più sono convinto abbia un che di autobiografico, almeno parzialmente, una divisione dell'autore in alcuni personaggi dell’opera stessa, tra cui Lui-in-Persona, uno dei tanti attori di questa storia, autore a sua volta di opere, ma cinematografiche. Tra queste c'è pure Infinite Jest, film che crea una dipendenza tale da portare alla morte per fame e stenti chi comincia a guardarlo. La fine di Mr. Incandenza mi ricorda quella di Wallace e l’opera stessa che ho tra le mani non si discosta dalla sua omonima cinematografica.
Sembrerà starano ma Wallace ci avverte, ripetutamente. Il primo centinaio di pagine (se non oltre) è assolutamente indigeribile. Spinge a lasciar stare, o ad intervallare una lettura sfondastomaci  con qualcosa di più leggero. Continui rimandi a note fittizie, fasulle, spesso inutili al proseguimento della trama. A volte invece, sono vere e proprie finestre di parentesi, messe lì per arieggiare o soffocare ancora di più la storia, intricandola e facendo tremare i polsi sia di fatica (alla lunga pesa tenerlo in mano, il mattone) che di nervoso.
MA DOVE CAZZO VUOLE ANDARE A PARARE? viene da chiedersi, con una crescente necessità di proseguire la lettura. L’idea di non poterlo finire al momento non è minimamente ipotizzabile.

Bene, siamo in aprile, anno domini 2011, e finalmente posso dire di aver girato anche l’ultima pagina. Da novembre ad oggi ho tenuto da parte il romanzo senza nemmo degnarlo di un'occhiata per quasi quattro mesi. L’entusiasmo di novembre si è sciolto come neve al sole molto presto e ho avuto bisogno di disintossicarmi, di sfuggire alle spire di quest'opera collosale. Finita la lettura, il giudizio complessivo non riesce ad essere positivo. Assolutamente. 
Perlomeno se devo tenere conto di tutta l'opera nell'insieme, dal punto di vista del lettore. 
Dopo quasi sette mesi dall'inizio della lettura posso dirlo: Infinite Jest è il peggior romanzo geniale in cui mi sia mai imbattuto. Wallace era sicuramente un personaggio incredibile (per chi non la conoscesse, qui la bio Eng e quella Ita), un grandissimo scrittore capace di riflessioni acute e profonde sull'esistenza e l'animo umano.
Le pagine che descrivono varie storie di dipendenza, di depressione (e dei suoi vissuti epidermici) sono di una potenza straziante. Afferranno il lettore e lo sbattono davanti alla crudezza dell'impotenza, del dolore, della miseria esistenziale.
Si respira a pieni polmoni l'enorme vuoto che opprime sempre di più il contemporaneo e schiaccia impietosamente le persone. Le descrizioni di come si sentono e di stralci di vita dei personaggi principali hanno un che di morboso a cui è difficile resistere. Sono passaggi totalmente risucchianti.
Il problema è che l'autore collega queste perle di descrizione umana con una serie di descrizioni e divagazioni di una freddezza, impersonalità e alienazione strazianti. Pagine e pagine miasmanti noia e vuoto opprimente che, accumulandosi di paragrafo in paragrafo, s'incista con ferocia in chi legge, rendendo quasi odioso e impossibile il proseguimento.
Per questo motivo non riesco a dare un giudizio positivo dell'opera. Certo, se la consideriamo un saggio travestito da romanzo o un esempio della potenza evocativa della narrativa, Infinite jest è tra le maggiori opere mai scritte. 
Ma dal punto di vista del lettore risulta impossibile dare un giudizio positivo. La lettura, per quanto zeppa di momenti piacevoli e coinvolgenti, è un vero e proprio supplizio, da avvertenze sulla confezione. Gratta le viscere, scava solchi nella nostra parte più fragile e inconscia, lasciandoci a terra agonizzanti.  
Leggerlo è come osservare l'inizio di una corsa automobilistica e fermarsi un'attimo prima della partenza a ricostruire stralci di storie di piloti e veicoli e di persone a loro tangenzialmente vicini. Continuiamo a seguire le varie vicende con la crescente curiosità di cosa succederà dopo la partenza, a quali meraviglie assisteremo. Ci s'impone di proseguire, rendendosi conto che il tempo della trasmissione sta per scadere e i veicoli sono ancora sulla linea di partenza a rombare. Li conosciamo profondamente, quasi ne penetriamo l'essenza.
Chiusa l'ultima pagina ci rendiamo conto di essere davanti ad una storia monca, uroborica. come i personaggi del romanzo ci troviamo costretti a decidere se riconciare il giro, ritorturarndoci per cogliere qualcosa di fondamentale che sicuramente ci è sfuggito, o se rimanere a bocca asciutta, vittime di una burla colossale, crudele. 
Eco cartaceo delle risate beffarde di un genio.

2 commenti:

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    silvia [at] paperblog.com
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  2. Ti ho risposto via mail, così ne possiamo parlare meglio.

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