sabato 5 giugno 2010

"L'ottava vibrazione" di Carlo Lucarelli

E' la prima volta che mi avvicino ad un libro di Lucarelli. Certo, lo conoscevo già, e non solo per la serie tv di Coliandro o il filone Blu notte, ne avevo sentito elencare il valore, le capacità narrative e tanti altri bla bla bla ma non lo avevo mai letto.
Capita.
Ed è capitato di trovarsi tra le mani queste due ottime raccolte di racconti, ottimo antipasto della bravura di un autore in grado di traversare senza problemi diversi generi.
A questo punto, di solito, scatta la curiosità e arrivato in libreria do un'occhiata ai suoi lavori. Caspita, ma ne ha già fatti così tanti? Dov'ero nel mentre? Ci sono intere saghe! Giallo, storia d'Italia, mistery...
Sfila che ti risfila, alla fine l'occhio si ferma con maggiore frequenza sull'ultimo, L'ottava vibrazione, e una volta a casa fatica a staccarsene, neviene letteralmente fagocitato. Sì, perchè stiamo parlando di un romanzo MO-NU-MEN-TA-LE. Un'opera potente, a tutto tondo. Sia per quanto riguarda la storia che per lo stile narrativo e la sceneggiatura. L'intera trama si dirama per diversi sentieri fino alla prima grande disfatta occidentale in una colonia: la battaglia di Adua. Ci troviamo tra Eritrea ed Etiopia, sotto un sole spietato che si fa protagonista con il suo peso soffocante. Seguiamo l'intreccio di tante esistenze, tra pervesioni, poetiche, meschinità, in un melting pot di lingue, dialetti, religioni, vibrazioni, superstizioni, amori, culture; album fotografico di una giovane e ingorda Italietta in procinto ad entrare, già antica e stanca, nel carnaio del XX secolo.
Lucarelli si lancia in intrecci narrativi e linguistici vorticosi. Zooma, taglia, salta in avanti per rotolare ancora più indietro, funambolo tra tempi verbali e parole. Dal blocco di torrida umidità del porto, alle praterie scoscese, da un personaggio all'altro, tra bordelli, viuzze, caserme e salotti bene si apre una polifonia di storie e suoni maledettamente ben collegati tra loro. Un salto indietro di cent'anni, alle calcagna di personaggi diversi dal presente solo per abiti e baffi. Cappa, Ahmed, Pasolini, Barbieri, Branciamore, Cristina e tutti gli altri ci parlano di guerra, di politica, di economia (ma son poi così diverse come cose?). Di miserie quotidiane, di piccole magie impensabili, in cui non tutti gli scalzi soccombono sotto suole foderate di denaro.
Uno dei libri più belli che abbia mai letto. Si parla tanto di film in 3D, 4D, d al quadrato, al cubo... ma l'esperienza in cui ci porta questo autore trascende qualsiasi esperienza fatta in una sala cinematografica. Ogni pagina è intrisa dal sudore di un caldo malefico, dagli odori e dalle puzze. Si scatta da scene poetiche, cariche d'erotismo, a tensioni tirate all'estremo. Da limacciosità esistenziali alla polvere intrisa di sangue della bolgia di una battaglia.
Grande storia, intrecciata con maestria.
Vi è poi un uso della parola di altissimo livello. Ogni tanto si sente il bisogno di fermarsi e tornare a leggere, per riassaporare le sensazioni e percezioni nascoste tra le righe.
Grandissimo libro che, una volta chiuso, viene da commentare con le parole di Sciortino, soldato per caso, percoraro di professione.
'Ngule!

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