lunedì 28 giugno 2010

Oggetti familiare nella mappa mentale

Spesso nasce nell'uomo l'esigenza di porsi delle domande sul quotidiano, sui gesti che normalmente scandiscono il tempo e sulle parole che si usano per dare un nome alle cose, attribuirgli un senso. Tutto è ovvio e tutto è scontato, guardare un film mentre in treno ci spostiamo da Torino a Parigi o comunicare con un amico che vive dall'altra parte del mondo in tempo reale, tutto si può fare. Il rapporto che stabiliamo con gli oggetti e le persone è puramente materiale, è appurato, ma come costruiamo i ricordi se il tempo non permette alla memoria di sedimentare? Ciò che tendiamo a ripetere nel quotidiano alla lunga svanisce, l'automatismo di molti gesti e pensieri non si conserva nel tempo. Per riuscire a trattenere degli elementi il cervello ha bisogno di fare economia: memoria corta e vita lunga cita un famoso antico proverbio. Ogni uomo potrebbe scegliere un proprio metodo per conservare i ricordi, a disposizione abbiamo una serie infinite di possibilità per costruire una perfetta mappa mentale. Setacciare il passato alla ricerca di qualcosa di utile, tornare a fruirlo, crearsi un percorso sensato dove gli oggetti che elenchiamo alla vista possiedono un senso ed un significato. Orientarsi nel quotidiano per un nuovo contesto spaziale per capire dove sono e com'è fatto il luogo che mi ospita in questa vita. L'identificazione è alla base del senso di appartenenza. Orientamento ed identificazione sono aspetti primari per lo stare al mondo. Appaesarsi, addomesticare lo spazio per renderlo inoffensivo perchè come ci ricorda Georges Perec in Specie di spazi lo spazio è un dubbio che va continuamente individuato e conquistato. La modernità sovente scardina il senso dei luoghi e solo attuando un giusto orientamento spaziale e simbolico insieme, siamo in grado di ritrovare e mantenere la nostra cultura. Ad esempio quando sono in viaggio ed uso la fotografia esemplifico il processo di orientamento e lo concretizzo fotografando gli oggetti che mi sono intorno. Il preciso momento del mio essere "qui" viene bloccato in un sistema di assi spaziali (l'inquadratura) che favorisce una familiarizzazione con l'ambiente. Oltre al piacere estetico che posso ottenere esiste un piacere emotivo con l'oggetto che vado ritraendo. Susan Sontag diceva che poichè ogni fotografia è soltanto un frammento, il suo peso morale ed emotivo dipendono da dove questa viene inserita.

da ITINERANTI: Rethinking everyday's life, insieme di scritti che felicemente costituivano un
portfolio di laurea.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti su questo blog sono liberi ed aperti a tutti (esclusi troll o "piromani" da web). Da chi commenta in forma anonima è gradita una qualsiasi forma di riconoscimento (firma, sigla, nick), renderà più facile parlarci.