Probabilmente li conoscete, o forse no. Non importa.
Sono in cinque e conducono una quiete vita da thè delle cinque, tra grigi vicoli e viali alberati della piccola cittadina inglese che li circonda.
Molto british. Molto easy.
Bob, per mantenere ogni cosa al livello desiderato, lavora come impiegato in una famosa ditta, (non importa quale, sono tante lì intorno, un museo delle cere a cielo aperto) che gli permette di godere di tutti i comforts distribuiti tra casa, giardino ed orto e di dedicarsi con la giusta dose di energie ai vari hobbies che decorano la sua esistenza.
In particolare gli piace fare trekking, con amici e familiari, anche se ogni tanto parte per misteriose escursioni solitarie di un giorno o due, di cui ama poco parlare; strana attidudine, vista la cordiale entusiasta ironia che contraddistingue i suoi dialoghi e momenti sociali.
Fisico asciutto, senza pretese di estrema atleticità, ogni anno, prima di partire per le vacanze, compra un paio di camice nuove, di lino, in linea con le aspettative riposte ai sacri giorni che lo attendono. Quest'anno ne ha scelta una arancione con sfumature verticali verdi e gialle che, accavallandosi secondo una propria trama caotica, producono una discreta appariscenza; l'altra è gialla, tenue. Floreale ai bordi.
Dopo averle viste per la moglie la destinazione si era rischiarata: luogo caldo ma ventilato.
Mediterraneo.
Raramente sbaglia.
E infatti, attraversata la Manica, i campi Elisi e la cintura delle Alpi, si era ritrovata dinanzi ai riverberi petrosi del porto di Ancona, sotto il malinconico sguardo di San Ciriaco. Bob adorava gustarsi i cambaimenti della salsedine e delle sfumature marine, prima di giungere a destinazione. Un piccolo vezzo a cui tutta la famiglia era ormai abituata.
Dopo aver appena solleticato Split, avevano cominciato a montare le tende.
Plurale, sì.
Perchè per Bob era necessario mantenere ordine, precisione e privacy. Da disporre in un modo ben preciso, imprescindibile. Così per le penne in ufficio, così per le tende in campeggio. Meglio tralasciare gli abiti e le cravatte nell'armadio, ma sarebbe interessante.
Perciò vengono montate quattro tende. Una per la maggiore, ormai più che ragazza; una per i maledettissimi occhiali da sole dietro cui si cela senza tregue la mediana; una per il piccolino, i suoi libri, le sue storie e i suoi sogni. Solo a tavola e sotto la doccia alza gli occhi smeraldini, altrimenti viaggia per tutto il viaggio.
L'ultima è per Bob e la moglie, ma l'hanno da poco. Non è tanto che Bob ha ceduto alla "tenda matrimoniale". Fino a poco tempo fa il motto era "ognun per sè, in fondo siamo tutti in vacanza".
Anzi, quest'anno c'è un quinto elemento. Questa mattina Bob si è lanciato per i saliscendi dell'isola, tornando vittorioso, con un gazebo blu elettrico sotto cui mangiare, giocare e guardare ogni sera, tutti insieme, uno dei venticinque film pazientemente selezionati durante l'anno. Poi, ognun per sè.
Il piccolino in tenda a leggere, le ragazze a zonzo, senza pericoli (il campeggio è isolato, il bar a portata di sguardo e la spiaggia poco scostata a destra). Bob e consorte in piazzola a fare ordine. Ogni tanto due chiacchere coi vicini, in particolare la coppia olandese spesso risucchiata dai propri portatili.
Bob è contento. L'isola gli piace.
E' a misura di Bob.
Così il campeggio.
Pulito, sereno e accessibile. Perfino i lampioni possono essere spenti, basta chiedere.
Quello sopra la piazzola di Bob non fa luce da tre giorni ormai, per non turbare la quiete di un sano riposo.
Le giornate scorrono come le placide onde dell'Adriatico e il loro tiepido infrangersi.
Fresco e sole. Vicini cordiali e riservati. Cibo ottimo e sano, anche al ristorante, cui si va poco perchè Bob ha comprato un nuovo fornello e sarebbe un peccato non utilizzarlo a dovere.
Anche oggi la giornata volge al termine.
Con passo lieto e rilassante.
Le immersioni sono state più interessanti del previsto, con una grott a sorpresa a coronarle.
La passeggiata tra i boschi ha portato un generoso mazzo di lavanda e le sue fresche carezze.
La serata è passata con gioia.
Due passi sul molo e due chiacchere col pittoresco suonatore di Bristol; filetti di vario pesce scelto un attimo prima di prendere posto; qualche occhiata ironica all'aspirazione di una divinità ostentata delle megaville a motore parcheggiate sul molo e via, verso "casa".
Andando a sciacquarsi per la notte, l'occhio cade verso la tenda della giovane coppia italiana accampata due piazzole più in alto.
Atypical, per l'esperienza di Bob.
Allegri ma riservati. Scerzosi ma senza sfociare mai nel rumoroso.
Awesome.
Non come la molto irritante comitiva che da due giorni monopolizza la spiaggia, costringendo Bob alla ricerca di altri spazi su cui stendersi.
Regretful.
Andando verso i bagni, spazzolino mentolato impugnato saldamente, Bob osserva la coppia e la buffa torcia da testa con cui il ragazzo sopperisce al lampione ne illumina le lenti, creando un breve e feroce riflesso che fa girare i ragazzi. Che salutano Bob.
Torcia buffa ma very useful.
In paricolare se immaginata sulla propria stempiatura, più armoniosa di quella del ragazzo, e sul proprio portamento, decisamente più flawless.
Fresco e pulito, Bob ritorna in tenda. Domani lo attende una gita al piccolo e buffo arcipelago situato dinanzi alla tanto splendida quanto stolta cittadina sfregiata dal commercio che dà il nome all'isola.
Un bacio alla moglie e le luci si spengono.
Bob ripensa ai compiti svolti prima di coricarsi. Attività rilassante e decisamente più utile del contare le pecore.
Gas, spento.
Stoviglie, lavate.
E riordinate.
Computer, spento.
Figli, baciati.
E già addormentati.
Zanzariere, chiuse.
Zaini per escursione, pronti.
Già in macchina.
Così pure le vettovaglie.
Reaspiro, regolare.
Occhi, chiusi.
Buio.
Sopra un windsurf, tra le onde. In un carosello di delfini che spruzzano archi turchesi intorno al mio passaggio.
All'improvviso, un urlo. Una moltitudine racchiusa in una voce.
Il turchese rasenta il viola, i delfini si pietrificano in piroette ipotetiche.
E' lei, certamente.
Le grida vibranti provengono dall'isola in lontananza.
Denti aguzzi a picco sul mare lo fissano digrignanti. Gli sciabordii si fanno più intensi, frustano e martellano impietosamente. La tavola s'imbizzarrisce, la vela pestata dal vento. Colpi secchi si alzano in lontananza, tamburi, no esplosioni, no tamburi. Si alzano le grida, a squarciare il cielo. Sembrano i bambini, sembrano selvaggi. Il mare ribolle, si gonfia, si attorciglia, annodandosi intorno alla tavola e crepandola. Schiaffi a ripetizione. Un lampo e un monte di schiuma. La tavola s'impenna, verso una luna rossa, verso la scogliera
Luce.
O meglio, penombra.
La vescica è piena.
Non del tutto però. Non come al mattino.
Bob prende gli occhiali. Li inforca lesto. Leggeri e metalici. Praticità e resistenza.
Si guarda il polso: le 3:35.
- Moterfu...
Si ferma.
Odia imprecare. E' un rozzo segno di debolezza.
Si guarda intorno.
Anche la moglie è sveglia, in parte.
Chissà i bambini...
Il silenzioso frinire del campeggio è rotto da urla sguaiate. Tonfi e pluffi, colpi di sassi, pallonate e schiocchi di manate, spinte.
Dalla spiaggia.
La spiaggia a quindici iarde dalle prime tende.
A trentatre da quella di Bob.
Bob si alza. Lento, impassibile, come al solito. Un sorriso si accenna, contorniato da cortocircuiti d'insofferenza.
Bacia la moglie - Just a minute, darling... - ed esce.
Un poco offuscata, la moglie lo sente rimestare in veranda.
Sembra il bauletto blindato a cui solo Bob può accedere.
Non se ne separa mai.
For my work...
Poi dei passi, si allontanano.
Bob è in shorts. Rossi, con piccole palme blu contorniate di giallo.
Si avvicina alla spiaggia e li vede.
- The eight scums...
Avanza nel buio, le braccia altere dietro la schiena.
Le luci dei lampioni si riflettono sopra le lenti.
Poco dopo si posano su l'accenno di sorriso di Bob.
La baraonda sulla spiaggia andava avanti da oltre un'ora. In molti si stavano chiedendo quando qualcuno avrebbe fatto qualcosa.
Ma non esiste una security in questo campeggio? Altro che quattro stelle...
La consapevolezza dell'ultimo giorno addolcinva un poco l'amarezza dell'impotenza davanti a tanta ottusa allegria. Già in tre eran andati a chiedere silenzio, durato il tempo di un va bene, sorry sorry.
Fragori, risate, grugniti. Poco avvezzi a ciò che oltrepassa la propria epidermide.
Un velo di amarezza si stava alzando a coprire la macchia del campeggio, quando il volume subì un quarto attentato al suo roboare.
Un lieve parlare. Mozziconi d'inglese senza filtro.
Che sia la volta buona?
Ancora un po' di brusio e un sottile rumore di passi, attraverso un silenzio apparente.
Poi altre risate. Picaresche, gogliardiche.
Di scherno.
Spaghetti english da thè lipton delle cinque.
Non serve comprendere la lingua per afferrarne il senso.
Altri piccoli passi non vengono sentiti. Così come i soffici tonfi ovattati.
Ad un tratto, silenzio.
Finalement, schließlich, hvala...
Si ricominciano a tessere aglomerati di sogni mentre una barca solca la baia senza fretta, come alla deriva.
Alle 4:15 si apre un'altro paio d'occhi, sotto le pressioni di una vescica impaziente.
Un frusciare di tenda e una torcia precede la fronte che la porta.
Quasi inconsapevole, il ragazzo ondeggia fino al bagno.
Risalendo, incrocia Bob. Bagnato. Chino in un baule.
Soccia, non dorme mai questo..., pensa a mala pena.
Gli sguardi s'incrociano, timido saluto fuori orario.
- Goodnight.
- Goodnight.
Prima di superarlo, fa brillare le lenti, sopra un ghigno insuale per la faccia di Bob.
Riprendono le ultime ore di sonno. Senza più interruzioni.
Il giorno dopo, molte piazzole sono di nuovo libere, in attesa di nuovi picchetti.
Gente che va, gente che viene. La continua metamorfosi del campeggio, osservata con poco più di un'idea di attenzione..
Lo so io e lo sapete voi.
E lo sa anche Bob.
Pronto a godersi gli ultimi giorni di una meritata, sacrosanta, vacanza.
Sono in cinque e conducono una quiete vita da thè delle cinque, tra grigi vicoli e viali alberati della piccola cittadina inglese che li circonda.
Molto british. Molto easy.
Bob, per mantenere ogni cosa al livello desiderato, lavora come impiegato in una famosa ditta, (non importa quale, sono tante lì intorno, un museo delle cere a cielo aperto) che gli permette di godere di tutti i comforts distribuiti tra casa, giardino ed orto e di dedicarsi con la giusta dose di energie ai vari hobbies che decorano la sua esistenza.
In particolare gli piace fare trekking, con amici e familiari, anche se ogni tanto parte per misteriose escursioni solitarie di un giorno o due, di cui ama poco parlare; strana attidudine, vista la cordiale entusiasta ironia che contraddistingue i suoi dialoghi e momenti sociali.
Fisico asciutto, senza pretese di estrema atleticità, ogni anno, prima di partire per le vacanze, compra un paio di camice nuove, di lino, in linea con le aspettative riposte ai sacri giorni che lo attendono. Quest'anno ne ha scelta una arancione con sfumature verticali verdi e gialle che, accavallandosi secondo una propria trama caotica, producono una discreta appariscenza; l'altra è gialla, tenue. Floreale ai bordi.
Dopo averle viste per la moglie la destinazione si era rischiarata: luogo caldo ma ventilato.
Mediterraneo.
Raramente sbaglia.
E infatti, attraversata la Manica, i campi Elisi e la cintura delle Alpi, si era ritrovata dinanzi ai riverberi petrosi del porto di Ancona, sotto il malinconico sguardo di San Ciriaco. Bob adorava gustarsi i cambaimenti della salsedine e delle sfumature marine, prima di giungere a destinazione. Un piccolo vezzo a cui tutta la famiglia era ormai abituata.
Dopo aver appena solleticato Split, avevano cominciato a montare le tende.
Plurale, sì.
Perchè per Bob era necessario mantenere ordine, precisione e privacy. Da disporre in un modo ben preciso, imprescindibile. Così per le penne in ufficio, così per le tende in campeggio. Meglio tralasciare gli abiti e le cravatte nell'armadio, ma sarebbe interessante.
Perciò vengono montate quattro tende. Una per la maggiore, ormai più che ragazza; una per i maledettissimi occhiali da sole dietro cui si cela senza tregue la mediana; una per il piccolino, i suoi libri, le sue storie e i suoi sogni. Solo a tavola e sotto la doccia alza gli occhi smeraldini, altrimenti viaggia per tutto il viaggio.
L'ultima è per Bob e la moglie, ma l'hanno da poco. Non è tanto che Bob ha ceduto alla "tenda matrimoniale". Fino a poco tempo fa il motto era "ognun per sè, in fondo siamo tutti in vacanza".
Anzi, quest'anno c'è un quinto elemento. Questa mattina Bob si è lanciato per i saliscendi dell'isola, tornando vittorioso, con un gazebo blu elettrico sotto cui mangiare, giocare e guardare ogni sera, tutti insieme, uno dei venticinque film pazientemente selezionati durante l'anno. Poi, ognun per sè.
Il piccolino in tenda a leggere, le ragazze a zonzo, senza pericoli (il campeggio è isolato, il bar a portata di sguardo e la spiaggia poco scostata a destra). Bob e consorte in piazzola a fare ordine. Ogni tanto due chiacchere coi vicini, in particolare la coppia olandese spesso risucchiata dai propri portatili.
Bob è contento. L'isola gli piace.
E' a misura di Bob.
Così il campeggio.
Pulito, sereno e accessibile. Perfino i lampioni possono essere spenti, basta chiedere.
Quello sopra la piazzola di Bob non fa luce da tre giorni ormai, per non turbare la quiete di un sano riposo.
Le giornate scorrono come le placide onde dell'Adriatico e il loro tiepido infrangersi.
Fresco e sole. Vicini cordiali e riservati. Cibo ottimo e sano, anche al ristorante, cui si va poco perchè Bob ha comprato un nuovo fornello e sarebbe un peccato non utilizzarlo a dovere.
Anche oggi la giornata volge al termine.
Con passo lieto e rilassante.
Le immersioni sono state più interessanti del previsto, con una grott a sorpresa a coronarle.
La passeggiata tra i boschi ha portato un generoso mazzo di lavanda e le sue fresche carezze.
La serata è passata con gioia.
Due passi sul molo e due chiacchere col pittoresco suonatore di Bristol; filetti di vario pesce scelto un attimo prima di prendere posto; qualche occhiata ironica all'aspirazione di una divinità ostentata delle megaville a motore parcheggiate sul molo e via, verso "casa".
Andando a sciacquarsi per la notte, l'occhio cade verso la tenda della giovane coppia italiana accampata due piazzole più in alto.
Atypical, per l'esperienza di Bob.
Allegri ma riservati. Scerzosi ma senza sfociare mai nel rumoroso.
Awesome.
Non come la molto irritante comitiva che da due giorni monopolizza la spiaggia, costringendo Bob alla ricerca di altri spazi su cui stendersi.
Regretful.
Andando verso i bagni, spazzolino mentolato impugnato saldamente, Bob osserva la coppia e la buffa torcia da testa con cui il ragazzo sopperisce al lampione ne illumina le lenti, creando un breve e feroce riflesso che fa girare i ragazzi. Che salutano Bob.
Torcia buffa ma very useful.
In paricolare se immaginata sulla propria stempiatura, più armoniosa di quella del ragazzo, e sul proprio portamento, decisamente più flawless.
Fresco e pulito, Bob ritorna in tenda. Domani lo attende una gita al piccolo e buffo arcipelago situato dinanzi alla tanto splendida quanto stolta cittadina sfregiata dal commercio che dà il nome all'isola.
Un bacio alla moglie e le luci si spengono.
Bob ripensa ai compiti svolti prima di coricarsi. Attività rilassante e decisamente più utile del contare le pecore.
Gas, spento.
Stoviglie, lavate.
E riordinate.
Computer, spento.
Figli, baciati.
E già addormentati.
Zanzariere, chiuse.
Zaini per escursione, pronti.
Già in macchina.
Così pure le vettovaglie.
Reaspiro, regolare.
Occhi, chiusi.
Buio.
Sopra un windsurf, tra le onde. In un carosello di delfini che spruzzano archi turchesi intorno al mio passaggio.
All'improvviso, un urlo. Una moltitudine racchiusa in una voce.
Il turchese rasenta il viola, i delfini si pietrificano in piroette ipotetiche.
E' lei, certamente.
Le grida vibranti provengono dall'isola in lontananza.
Denti aguzzi a picco sul mare lo fissano digrignanti. Gli sciabordii si fanno più intensi, frustano e martellano impietosamente. La tavola s'imbizzarrisce, la vela pestata dal vento. Colpi secchi si alzano in lontananza, tamburi, no esplosioni, no tamburi. Si alzano le grida, a squarciare il cielo. Sembrano i bambini, sembrano selvaggi. Il mare ribolle, si gonfia, si attorciglia, annodandosi intorno alla tavola e crepandola. Schiaffi a ripetizione. Un lampo e un monte di schiuma. La tavola s'impenna, verso una luna rossa, verso la scogliera
Luce.
O meglio, penombra.
La vescica è piena.
Non del tutto però. Non come al mattino.
Bob prende gli occhiali. Li inforca lesto. Leggeri e metalici. Praticità e resistenza.
Si guarda il polso: le 3:35.
- Moterfu...
Si ferma.
Odia imprecare. E' un rozzo segno di debolezza.
Si guarda intorno.
Anche la moglie è sveglia, in parte.
Chissà i bambini...
Il silenzioso frinire del campeggio è rotto da urla sguaiate. Tonfi e pluffi, colpi di sassi, pallonate e schiocchi di manate, spinte.
Dalla spiaggia.
La spiaggia a quindici iarde dalle prime tende.
A trentatre da quella di Bob.
Bob si alza. Lento, impassibile, come al solito. Un sorriso si accenna, contorniato da cortocircuiti d'insofferenza.
Bacia la moglie - Just a minute, darling... - ed esce.
Un poco offuscata, la moglie lo sente rimestare in veranda.
Sembra il bauletto blindato a cui solo Bob può accedere.
Non se ne separa mai.
For my work...
Poi dei passi, si allontanano.
Bob è in shorts. Rossi, con piccole palme blu contorniate di giallo.
Si avvicina alla spiaggia e li vede.
- The eight scums...
Avanza nel buio, le braccia altere dietro la schiena.
Le luci dei lampioni si riflettono sopra le lenti.
Poco dopo si posano su l'accenno di sorriso di Bob.
La baraonda sulla spiaggia andava avanti da oltre un'ora. In molti si stavano chiedendo quando qualcuno avrebbe fatto qualcosa.
Ma non esiste una security in questo campeggio? Altro che quattro stelle...
La consapevolezza dell'ultimo giorno addolcinva un poco l'amarezza dell'impotenza davanti a tanta ottusa allegria. Già in tre eran andati a chiedere silenzio, durato il tempo di un va bene, sorry sorry.
Fragori, risate, grugniti. Poco avvezzi a ciò che oltrepassa la propria epidermide.
Un velo di amarezza si stava alzando a coprire la macchia del campeggio, quando il volume subì un quarto attentato al suo roboare.
Un lieve parlare. Mozziconi d'inglese senza filtro.
Che sia la volta buona?
Ancora un po' di brusio e un sottile rumore di passi, attraverso un silenzio apparente.
Poi altre risate. Picaresche, gogliardiche.
Di scherno.
Spaghetti english da thè lipton delle cinque.
Non serve comprendere la lingua per afferrarne il senso.
Altri piccoli passi non vengono sentiti. Così come i soffici tonfi ovattati.
Ad un tratto, silenzio.
Finalement, schließlich, hvala...
Si ricominciano a tessere aglomerati di sogni mentre una barca solca la baia senza fretta, come alla deriva.
Alle 4:15 si apre un'altro paio d'occhi, sotto le pressioni di una vescica impaziente.
Un frusciare di tenda e una torcia precede la fronte che la porta.
Quasi inconsapevole, il ragazzo ondeggia fino al bagno.
Risalendo, incrocia Bob. Bagnato. Chino in un baule.
Soccia, non dorme mai questo..., pensa a mala pena.
Gli sguardi s'incrociano, timido saluto fuori orario.
- Goodnight.
- Goodnight.
Prima di superarlo, fa brillare le lenti, sopra un ghigno insuale per la faccia di Bob.
Riprendono le ultime ore di sonno. Senza più interruzioni.
Il giorno dopo, molte piazzole sono di nuovo libere, in attesa di nuovi picchetti.
Gente che va, gente che viene. La continua metamorfosi del campeggio, osservata con poco più di un'idea di attenzione..
Lo so io e lo sapete voi.
E lo sa anche Bob.
Pronto a godersi gli ultimi giorni di una meritata, sacrosanta, vacanza.
[Questo piccolo racconto senza pretese è nato tra le piazzole ed pini di un campeggio croato, e le calde rocce bianche di una spiaggia poco distante. I personaggi della storia sono reali, così come non lo sono le loro caratterizzazioni e le loro azioni.]
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