domenica 15 maggio 2011

Orsigna - Di padre in figlio e di castagna in castagna


Era da un pò di tempo che volevamo ritornare all'Orsigna. Ci eravamo stati qualche anno fa in una gita veloce, costretti ad  interromperla a causa di un brutto temporale che allora non ci permise di arrivare al famoso albero di Tiziano Terzani. Abbiamo conosciuto questo luogo grazie a lui e ce ne siamo subito innamorati. La strada per arrivare è un pò tortuosa, superata Porretta si snodano curve via via sempre più contorte fino ad arrivare al bivio dove c'è la deviazione per la valle. E' difficile beccare lo svincolo alla prima, anche oggi abbiamo fatto un giro assurdo per arrivare; abbiamo sbagliato strada tirando dritti verso Pistoia poi ad un certo punto ci è venuto il dubbio e ci siam fermati lungo la statale a chiedere informazioni. "Scusi per l'Orsigna?" L'uomo con accento del posto ci dice che l'abbiam superata ma che prendendo la strada che taglia per San Mommè si riesce a tornare indietro "l'è un pò piccina ma se alle churve date du cholpi di clacson, con du minuti voi siete a Pracchia". Ci guardiamo un attimo e poi insieme, scusi ma che intende per piccina, e poi si inerpica molto? Le salite son pese? Un altro uomo si avvicina e dice al primo "te tu dici piccina ma è anche un pò bruttina un li conviene mica" e l'altro risponde "oh guarda che l'han rifatta, l'è tutta sfaltata, chon du botte di clacson e poi è pure bellina, mi sapranno dire poi se v'è garbata" ci fidiamo. E' fatta, via per San Mommè.

Ho trovato una foto in rete del 1919 dove si vede la strada di accesso al paese, oggi è ancora così, la strada è davvero piccola, a percorrerla viene da pensare, sarà a senso unico, poi quando ti trovi a dover fare marcia indietro per far passare qualcuno, capisci che l'è davvero piccina. Torniamo indietro da Pracchia ma allo svincolo tiriam dritti, gira che ti rigira riconosciamo il posto. Arriviamo ad Orsigna che il piazzale davanti al bar è già pieno di auto. Decidiamo di parcheggiare verso Molino di Berto. Qui facciamo una pausa caffè, il ragazzo che ci lavora ci racconta due cose sulla produzione della farina di castagne e ci dà qualche indicazione per arrivare al percorso di Terzani. Mentre saliamo verso Case Cucciani mi vengono in mente alcune cose che Tiziano disse su questo posto
"Lo capisci, no? Allora io avevo qui [a Orsigna] la mia seconda patria che ha rappresentato, me ne rendo conto ora, la magia nella mia vita. Perché questo posto è misterioso, è una valle chiusa che non va da nessuna parte, con una storia di grande povertà. La gente viveva in case fatte di pietra, con finestre piccolissime perché non entrasse il freddo, molte erano addirittura senza camino. Quello che ci ha venduto la terra era un uomo straordinario che stava con la moglie, di cui dicevano era una strega, in unaa stanza dalle pareti nero fumo. Così viveva la gente. Viveva di castagne, di funghi e del granturco che coltivavano, però erano tutti poeti. Prima di tutto perché erano pastori, gente che con un filo d'erba in bocca stava in cima a una montagna a guardare il gregge e pensare alla vita, a Dio, alla natura. La domenica in paese cantavano il contrasto in ottava rima, che io adoravo. Uno difendeva la donna bionda, l'altro la donna bruna. 'Se tu vuoi amar la donna bionda, per tutta la vita le farai la ronda', e l'altro gli rispondeva 'Ma la donna dai capelli mori, quando le pare la ti butta fori'. Ore e ore in piazza a cantare e bere vino. Sono i ricordi della mia infanzia. Sono cresciuto così e mi rendo conto ora del grande valore che ha avuto per me questa sponda. Pensa che tutti i posti dell'Orsigna hanno una storia, ogni anfratto, ogni valle, ogni forra, ogni torrente ha una sua storia magica. Ci si 'sentiva' dappertutto in questa valle." T.T.

Lo capisci guardandoti attorno che questo luogo è un luogo pieno di magia: le case in pietra abbandonate, la strada che si snoda su per la valle, la folta vegetazione che riempie gli occhi fra Abeti, Castagni, Ciliegi canini e Cerri, Ginepri nani, Ginestre e altri ancora. L'appennino che accoglie e che preserva, qualcuno dice che anche il lupo sia tornato a vivere da queste parti. 
“Bella, varia, maestosa per la corona di monti che la circondano, vestita di boschi, ove il castagno insegue il faggio fin sotto le più alte cime, ove affiora il macigno e la rupe s’erge diruta fra lo scoscendimento di frane e di slavine, o dove il dosso verdeggia di alpestri praterie, l’Orsigna merita di essere meta più frequente di chi ama girare i monti.”
Molte sono le case che ci lasciamo alle spalle, Casa Corrieri, Lavacchini e Casa Santini; prendendo a destra Il Contadino dove abitava Terzani e dove per magia sbuca Folco insieme a due persone che cammina tranquillo per strada. Casa Aldria, Casa Moretto, finalmente Casa Cucciani dove termina la strada asfaltata. Da qui parte il sentiero di circa Mt. 400 che porta all’Albero con gli Occhi, meta preferita di Tiziano.
Un attimo di esitazione, le parole corrono veloci, le ritrovo in qualche punto, dentro di me
  
"L’Orsigna è stata la mia scuola di vita. Qui ho fatto il primo ballo, ho avuto il primo amore, le prime paure, i primi sogni. Coi miei primi risparmi comprai il prato dove avevo mandato l’aquilone e con le pietre del fiume ci feci una casa come quelle degli altri, solo con la porta e le finestre più grandi. Il pensiero di quel posto m’è servito da bussola nei miei vagabondaggi nel mondo e quando ai miei figli, cresciuti sempre in paesi d’altri, ho voluto dare delle radici e mettere nella memoria l’odore di una casa a cui legare poi la nostalgia dell’infanzia, ho imposto loro, come regola di famiglia, di passare ogni anno due mesi ad Orsigna." T.T.
Quando era uscito il film, La fine è il mio inizio sono corsa a vederlo e mi ero promessa che ci avrei scritto due righe. Poi qualcosa mi ha bloccato. L'emozione iniziale di ritrovarmi faccia a faccia con un dialogo così intimo fra un padre e un figlio mi aveva imbarazzato. Il libro possiede dei tempi migliori per far avvicinare il lettore a tutto questo. Nel film sei catapultato nel cuore di questa storia, in paesaggi che sono reali, sulla musica, sulle parole che qui si fanno labbra e poi voce e che ti trovi a dover accogliere come frutto di un qualcosa che dovrebbe essere finzione, ma che non lo è. La parte più bella, quella che forse mi commuove più di tutte è data dal fatto che in fondo piacerebbe un pò a tutti, ad un certo punto della vita, sedersi davanti al proprio e lasciarlo raccontare. Predisporsi all'ascolto, incamerare, andare nel profondo, elaborare. Del libro, ricordo che mi ero soffermata molto su Tiziano, il punto di vista di un padre che in un momento critico della sua vita sente il bisogno di parlare a suo figlio, di farlo tornare. Il film mi ha permesso di fare un passo avanti, mi ha fatto scoprire il figlio, il figlio capace di sedersi, di chiedere, di ascoltare. Camminiamo su per il sentiero arriviamo al grande albero con gli occhi; sull'albero ci sono oggetti a segnalare il passaggio di altre persone. Il panorama è davvero bello. Viene voglia di restare. Restare a pensare.

"Torno sempre anch’io e sempre più mi domando se, dopo tanta strada fatta altrove, in mezzo a tante genti diverse, sempre in cerca d’altro, in cerca d’esotico, in cerca d’un senso all’insensata cosa che è la vita, questa valle non sia dopotutto il posto più altro, il posto più esotico e più sensato, e se, dopo tante avventure e tanti amori, per il Vietnam, la Cina, il Giappone ed ora per l’India, l’Orsigna non sia - se ho fortuna - il mio vero, ultimo amore." T.T.
(I pezzi di T.Terzani sono stati tratti da La fine è il mio inizio e In Asia)

Note a margine:
Non bisogna essere fan accaniti di Terzani per venire a fare un giro in questi luoghi. Il fatto che il giornalista abbia vissuto e scritto cose interessanti su di loro dovrebbe bastare a smuovere un briciolo di curiosità, mettere il sedere sulla macchina ed arrivarci. Arrivati qui si scopre che in questi territori un tempo hanno vissuto uomini e donne normali che con fatica e amore hanno preservato questi luoghi incontaminati. La storia per conoscerla bisogna percorrerla,  la storia è raccontata dalle genti che ancora vivono in queste valli. E' emozionante trovarsi davanti all'albero di Terzani, ma è emozionante anche trovarsi davanti un molino ancora attivo dove la gente porta ad essiccare il proprio raccolto di castagne e le mette in comune; dove, raccontano, se uno non pela bene le proprie manda in malora la farina di tutti. Anche quando le essiccano non accettano le castagne bacate perchè si potrebbe mandare tutto il lavoro in fumo.
Un bell'esempio di civiltà che torna utile tenere a memoria.

Note a margine bis
Altre storie, per chi ne ha voglia

3 commenti:

  1. Allego queste righe scritte per Terzani da Wu ming
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/terzani.htm

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  2. Adoro Terzani e mi piacerebbe moltissimo, prima o poi, riuscire ad andare anch'io nei suoi posti. Il film non mi ha entusiasmata, speravo meglio, ma comunque non si può dire che non sia gradevole...

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  3. @ Adriana: il film è particolare, devi essere in uno stato d'animo particolare per apprezzarlo secondo me. Appena riesci fai un giro all'Orsigna perchè se ami Tiziano lì puoi davvero incontrarlo.

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