mercoledì 9 novembre 2011

Cicloguida contromano di #Bologna (Incipit)

Torno a casa dopo l'ennesima pedalata tra strade sconnesse, fanali che squarciano il velo della sera, pedoni, altri ciclisti, ostacoli vari ed eventuali.
Mi è sempre piaciuto girare la città senza la spinta chimica di un carburante, si riesce spesso a scovare qualcosa di nuovo, ad imbattersi in situazioni o pensieri che difficilmente si toccherebbero dall'interno dell'abitacolo. Lo scorso anno, grazie anche ad un minor accavallamento di tempi e spostamenti, avevo usufruito maggiormente dei piedi (inoltre la dueruote stentava ad andar dritta oltre i due metri). Quest'anno la scelta è stata obbligata, così come il restyling della cavalcatura; quasi ogni giorno attraverso periferie e centro, con tutte le tonalità di luci ed ombre disponibili. E proprio dall'accorciarsi delle giornate, dal tempo a disposizione per riflettere che permette uno spostamento medio lento, ho cominciato ad osservare le dinamiche che riguardano i vari consumatori di viabilità e mi è tornato in mente un vecchio progetto nato dalle molte pedalate arrancanti dietro quel proiettile di domusorea: quello della guida contromano per ciclisti di Bologna.

Inizialmente l'idea era più un'occasione per ridere della capacità di domusorea di giungere a qualsiasi destinazione percorrendo abbondanti tratti di tragitto rigorosamente contromano, e con ampi margini di sicurezza. Nelle pedalate di questi mesi mi sono invece reso conto che l'archetipo abbondantemente materno che contraddistingue noi italiani e che ci porta a malsopportare le regole, a pretendere una pressocchè costante attenzione da parte del mondo circostante, con il diritto non cagar niente e nessuno se non per fini di desiderio personale e/o lamentela (non se ne abbiano le mamme e le donne, questo non è un attacco al loro modo d'essere, si parla d'archetipo, di forma universale d'essere e di porsi, in questo caso in una delle sue forme più degenerate) rende i vari spostamenti urbani potenzialmente molto pericolosi, per i diversi attori. Pedoni piantati in mezzo a strade e ciclabili, che spuntano da dietro gli autobus; ciclisti epifanici che zigzagano tra auto e persone, spesse volte mimetizzati tra le ombre rosso mattone dellà città, sprovvisti di luci e accessori vari, contromano perfino sulle proprie corsie; automobilisti con una sigretta in una mano, il cellulare nell'altra ed il volante lasciato al caso (così come il semaforo). Girare per Bologna mi fa tornare in mente un libro su Delhi in cui veniva spiegato come per le sue strade vigesse la legge del più grosso e gli incidenti fossero, inaspettatamente, non poi così comuni (forse anche grazie alla semplicità della logica delle precedenze ).

Fattostà che girare in bici per Bologna, anche a voler essere ciclisti ultraetici, non è mica facile! Negli ultimi anni sono stati fatti chilometri di piste ciclabili che chiamare ridicole sarebbe comunque imbarazzante. Nella maggior parte dei casi è bastato un secchio di vernice su marciapiedi  e stradine, e voilà! ecco la pista, con tanto di tombini sconnessi, lampioni e fermate del bus nel mezzo. In altri casi ci sono strutture anche adeguate, belle a vedersi, ma così belle da attirare il camminatore di turno (me compreso) a piazzarcisi per riflesso pavloviano nel mezzo, o messe comunque in posizioni (come in via della repubblica, di cui parleremo) per cui è stato necessario renderle anche pedonabili. In altri casi... ehm... vorrei tanto conoscere chi ha progettato tratti di piste nel o verso il nulla.
Non c'è niente da fare, il ciclista, a Bologna, è un soggetto debole e per niente tutelato (come espresso da @kappazeta con cui commentavamo l'ennesimo decesso cittadino) che, d'altra parte, fa però di tutto per diventare essere in via d'estinzione con un comportamento stradale medio che farebbe impallidire il più intrepido dei kamikaze.
Pedalando e pedalando sono giunto alla conclusione che per tutelarlo adeguatamente non basterebbero piste ciclabili al livello delle meraviglie di Rotterdam (vedi foto), non siamo ancora pronti per questo (anche se metterci alla prova fornendoci di un sistema adeguato sarebbe un bel punto da cui partire) e, nell'attesa che la coscienza sociale aumenti e la stronzaggine diminuisca, ho deciso d'inaugurare questa rubrica, in cui saranno segnalati i punti di Bologna in cui è più sicuro muoversi contromano, quelli in cui è pericoloso passare a prescindere dal senso di marcia, itinerari alternativi per spostarsi da vari punti d'interesse e piccoli consigli pratici, il tutto per riuscire a garantire spostamenti veloci ed al contempolontani dal sentirsi bersagli (invisibili) mobili.
Naturalemente qualsiasi consiglio o contributo è ben accetto.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti su questo blog sono liberi ed aperti a tutti (esclusi troll o "piromani" da web). Da chi commenta in forma anonima è gradita una qualsiasi forma di riconoscimento (firma, sigla, nick), renderà più facile parlarci.