venerdì 9 settembre 2011

Rovine del welfare state e guerra tra poveri


Domenica sera, tornando a Bologna, prodotti incolonnati tra uno scaffale autostradale e l'altro, verso nubi cariche di umido. La testa sempre più pronta a riempirsi di tutte le cose lasciate in stand-by a casa, appesantite da nuove sempre meno digeribili. Csi nelle orecchie.
Tra le meningi, l'ulteriore tentativo di manovra dei nostri pupazzi in grigio (con tanto di telefonata per tradurre dal burocratichese all'italiano il concetto di deroga al contratto nazionale) nel macro, e le novità cooperativo/sindacali riguardo alla gestione di vari servizi (tra cui quello del sostegno scolastico) nel micro (cioè Bologna e provincia).

Un salto in avanti. Da domenica ad oggi. Tornati dal terzo incontro con gli educatori ed il sindacato (naturalmente non uno dei tre mediafriend) che fin'ora si è sbattuto giorno dopo giorno per porre una pezza allo scempio che stanno subendo alcuni servizi della città (scolastici e non).
Ma andiamo con calma. La situazione è complessa ed articolata, con un'alta probabilità di sbandamenti egodiretti.
Torniamo all'autostrada, a ciò che l'ha preceduta e seguita.

Del macro di cui dicevo tanto si parla, si discute e dibatte, del micro quasi non si sente parlare sui media (eccetto brevi trafiletti informativi sul Carlino...). Per chi fosse a digiuno delle puntate precedenti consiglio un giretto su questo blog, dove potrà ricostruire la vicenda a grandi linee.
Per il resto basti sapere che le dinamiche di ieri ed oggi sono le stesse, e che un alto dirigente d'azienta o banca differisce da quello di una cooperativa solo (forse) per numero di zeri intascati alla fine del mese, del contratto o dell'azienda in questione. Non certo per dinamiche. Così, può succedere che per quattro mesi i lavoratori di una cooperativa anfibia coi conti all'attivo, per problemi di consorzio non percepiscano lo stipendio (mentre i loro dirigenti si liquidano bellamente); oppure può succedere che la zuccherosa multinazionale del sociale felsineo perda a sorpesa contro un'altra ossalidica big  il bando e, per forza di cose, il pluriennale monopolio sulla gestione dell'handicap scolastico.
Perdita di agganci politici? effettiva mancanza di prerogative utili a ottenere punti per il bando?
Resterà un mistero, il Tar sembra aver rifiutato le rimostranze della parte che si dice lesa (la cooperativa perdente naturalmente, qualcuno pensava forse ai lavoratori?) che naturalmente, invece che puntare il ricorso sul peggioramento che avrebbero subito i servizi offerti all'utenza e le condizioni contrattuali e lavorative degli educatori ha puntato sulla critica al gioco al ribasso del bando (risposta: e voi perchè avete partecipato?) e sul fatto che vi fosse una commissione ostile; quello che conta è che altre trecento e passa persone vedono traballare l'esigua sicurezza che li ha sostenuti fin'ora.
Sì, perchè nel lavoro dell'educatore non c'è contratto che tenga. Indeterminato o determinato se i committenti (cioè il comune) stringono il cordone, le ore di lavoro calano o si azzerano, con la cassa integrazione tutt'altro che scontata e con giusto le ore di malattia e ferie pagate. Aspetti, questi ultimi, da non sottovalutare in tempi di precariato selvaggio e da non dare poi così per scontato. Perchè a Bologna ultimamente son passate commissarie e nuove giunte che, in barba alla realtà territoriale o ad una quadratura dei conti a lungo termine, hanno tagliato là dove i nudi numeri sembravano permettere di tagliare e parcellizzato dei servizi senza conoscerne le modalità di gestione, le particolarità (localistiche e non) ed i vari equilibri ad essi legati.

A questo punto la guerra tra poveri è scattata nella modalità più invasiva e subdola: un tutti uniti sommato ad un tutti contro tutti che divaricato un problema dotato di crepe ormai strutturali.
Nulla di strano perciò se dallo stesso istituto comprensivo, già colpito da disboscamenti nazionali, viene istituito un bando interno per pre e post scuola (in un caso perfino la gestione dell'handicap) con budget ridicoli e la pretesa di mantenere lo stesso servizio, con il medesimo personale ma con contratti che non garantiscono, oltre allo stesso stipendio, diritti minimi quali la malattia pagata, le ferie o il versamento dei contributi. A certe cifre più di una ritenuta d'acconto, co.co.pro o rimborsi sportivinon si può fare e quando vien fatto notare ai dirigenti scolastici ci si trova davanti a basite facce di tolla.
Anche tra gli stessi lavoratori il rapporto si complica. Chi ha un contratto indeterminato non vuole cedere nemmeno un'ora di lavoro e chi invece è ancora determinato (perciò senza contratto) vorrebbe vedersi confermare (anche perchè nel settore scuola ci sono casi non così rari di persone formate che da 3,4 o 5 anni lavorano con la stessa coop da settembre a giugno e in estate si arrangiano come possono). Chi gravitava in area sindacale ha potuto beneficiare di una spinta clientelare alla rapida assunzione, gli altri stanno alla finestra. C'è chi indignato dice che i senza contratto non dovrebbero firmare nuovi contratti se sfavorevoli e chi annoda diritto sociale a diritto legale.

Intanto mancano meno di 11 giorni all'inizio della scuola e ancora nessun educatore sa se, dove e quante ore lavorerà. Così come molte scuole e famiglie non sanno ancora chi lavorerà con i propri figli (e come detto nel precedente post, dovrebbero iniziare a farsi sentire).

Dalla giunta le risposte sono state fin'ora nebbiose, facendo rimbalzare il problema tra assessorato al welfare, del lavoro e della salute, per finire poi tra i miasmi del gabinetto del sindaco che, oltre a promettere un ulteriore incontro in seguito alla decisione del Tar fa ben capire che la faccia e il culo, lui, non ce li vuol mettere. Però capisce. E si dispiace.


Ritorno incolonnato nel traffico, avanzando un passo alla volta. Con una serie di pensieri venuti e da venire attorno. E le note distorte di una canzone che, in fondo, rendono tutto ciò un tempestoso granello perso entro l'eterno.

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