martedì 14 dicembre 2010

Who's your terrorist?

Roma sconvolta dagli scontri, blindati in fiamme per le vie della capitale, petardi e fumogeni nel giorno del voto alla camera. Un fiume di studenti e non solo si riversa nella città. Le notizie corrono veloci sul web, tra una pausa e l'altra cerco di carpire qualche notizia in più. Mi soffermo sulla diretta del Corriere. Inquadratura ferma su un gruppo di poliziotti che hanno soccorso una donna sulla trentina riversa in terra. Con un sacchetto di plastica cercano di farla respirare. Forse attacco di panico? L'inquadratura si fa più vicina, i capelli biondi della ragazza contrastano con le divise scure degli agenti mentre un sacchetto di plastica si gonfia e si sgonfia, lentamente. Inspira, espira, piano. La scena mi turba. Si cerca il volto, gli occhi smarriti di chi ha avuto paura. Questo farà colpo su chi è a casa a guardare. Cosa vuol significare questo in una città praticamente sotto assedio dove i frammenti che arrivano sono più veloci e più incazzati di una semplice zoomata. C'è gente che corre per non esser presa a manganellate e si vede una colonna di fumo alzarsi dietro Piazza del Popolo. Tutto sembra preparato in anticipo, come in un grande gioco di ruolo. C'è gente che sfila, dalla camera arrivano i risultati, qualcosa sembra dirigere il tutto dall'alto. Le telecamere scrutano la città dall'alto; l'immagine è ad effetto, quella ideale. Precisa, puntuale, che faccia sobbalzare, che faccia preoccupare, che faccia ritrattare la vecchietta, come la mamma e la sorella, che in un primo momento urlavano dalla finestra "ehi ragazzi siamo con voi" e che poi dopo le botte chiudono le imposte per lasciare i ragazzi di nuovo soli, perchè "se la sono cercata". Questo è quello che cercheranno di far arrivare ma più dei fatti ora parlano le immagini. Chi vuole vederci chiaro in questa faccenda si è già messo in moto. Tutti gli altri rimarranno semplicemente a guardare.
Le immagini scorrono, le immagini restano.

Da Stalker di
Andrej Tarkovskij

Che si avverino i loro desideri e che diventino indifesi come bambini, perché la debolezza è potenza e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte è rigido. Così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza. Ciò che si è irrigidito non vincerà.

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